Credo siano a tutti più o meno noti i recenti fatti realtivi alla lezione che Il Sommo Pontefice ha tenuto nell' università di Ratisbona, dove in estrema sintesi ( per chi volesse leggere il testo integrale ecco il link :http://www.oecumene.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=94879 ) ha affermato che la fede non può essere trasmessa con l'uso della violenza e della forza perché ciò costituirebbe un agire senza seguire la ragione e non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio ( che è Logos come ce lo presenta San Giovanni ).
Questo è quello che pensa la Chiesa....ovviamente non quello che pensano tutti i musulmani ma ohimè neanche tutti i cattolici.
E' sconcertante il fatto che se si dipingono delle vignette satiriche su Maometto o se si fanno notare delle differenze che esistono tra la nostra religione e quella islamica .....il popolo del Corano insorga ( tra l'altro anche offendendo il Santo Padre: bruciando un fantoccio che lo rappresenta )....e i cattolici che fanno ? I più, buoni buonini, stanno zitti e i peggiori vanno anche contro la Chiesa ( vedansi certe dichiarazioni di Prodi e del ministro Di Pietro ). L' islam purtroppo è in piena espansione; dal Senegal alla Nuova Guinea, per un raggio di circa 20.000 Km, i paesi islamici cinturano il globo; io penso che noi cattolici non possiamo più restare a guardare, non dico che dobbiamo fare delle crociate ma penso che dovremmo prima di tutto riappropiarci della nostra religione ( magari con una nuova catechizzazione che interessi sia i piccoli che gli adulti ) e poi scendere anche ad un dialogo con le altre confessioni ma a testa alta e senza farci calpestare ( personalmente penso che il Papa non debba scusarsi di niente e che anzi in molti si dovrebbero scusare con lui per ciò che hanno detto o fatto e anche per ciò che non hanno detto e avrebbero dovuto dire o saputo e non hanno voluto conoscere) . Secondo voi cosa si dovrebbe fare per risolvere il problema Islam ???
Io la penso come te!!! Bisogna essere cristiani con la colonna vertebrale dritta e non abbassare la testa!!
Mi da veramente fastidio vedere il Papa trattato così
Mi rendo conto che l'islam è sempre stato una pietra di confronto forte per tuttà la cristianità sin dalle origini e con manifestazioni anche violente... Penso che non ci vorrebbe nulla per scatenare una nuova guerra di religione se la Chiesa non si pone con atteggiamento di dialogo continuo anche a costo di "rimetterci". Del resto le sorti della Chiesa e della storia sono nelle mani del suo Fondatore, e comunque quella passione che Lui stesso ha accettato, deve a maggior ragione essere accettata dalla sua Sposa, se vuole giungere alla mèta della risurrezione. Io penso che ne vedremo delle "brutte" coi musulmani... Un pò come ai tempi di Nerone... se non peggio. Del resto nel libro dell'Apocalisse chi sono quelli in bianche vesti, se non i martiri di tutta la storia della Chiesa (compresi i futuri), che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell'Agnello? Importante non abiurare al momento... per salvarci la pelle. Allora sì che la nostra sconfitta sarebbe certa!! Umby.
Posto questo interessante articolo di Enzo Bianchi (monaco laico - non sacerdote - italiano, fondatore e attuale priore della Comunità monastica di Bose) scritto su "La Stampa un'anno fa. Scusate la lunghezza del testo ma non sarei stato capace di farne una sintesi significativa.
In dialogo con l’Islam, un’occasione offerta ai cristiani
La Stampa, 24 settembre 2006
Tra gli effetti collaterali della globalizzazione e della immediata e universale diffusione delle informazioni, vi è anche il dato che tempi, luoghi, strumenti e modalità della comunicazione e del dialogo sfuggono più facilmente ad attente programmazioni e a precisi protocolli e ordinamenti, e si susseguono con ritmi e semplificazioni che a volte mortificano il testo e il contesto del dialogo stesso. Così vignette e slogan nelle piazze, citazioni inadeguate e ragionamenti complessi, processi pluriennali di confronto ed esternazioni occasionali si ritrovano mescolati e livellati in una sorta di sonno della ragione che, come sovente accade, finisce per generare mostri.
In questo modo il compito di chi ricerca con sincerità il dialogo si fa difficile: come purtroppo sappiamo bene, infatti, un albero che cade fa molto più rumore di una foresta che cresce. Eppure il dialogo resta un’istanza che abita l’immensa maggioranza degli abitanti del pianeta terra, divenuto villaggio globale: un’istanza ineludibile nella nostra vita quotidiana, fatta ormai di un intreccio di esistenze tra simili e diversi. Per questo lo chiediamo a chi ha autorità e autorevolezza all’interno del proprio mondo religioso e culturale, e lo pratichiamo ciascuno nel proprio ambito per cercare di tradurre un dato sociologico irreversibile in nuove articolazioni della convivenza civile, della giustizia e del rispetto dei diritti di ogni persona. Il nostro vissuto, infatti, non è determinato da proclami o da scontri di civiltà, ma dall’intersecarsi quotidiano di rapporti personali e familiari, di lavoro, di svago, di attese e di fatiche per un futuro migliore per sé e per le generazioni a venire.
Ed è proprio in questa quotidianità, mai banale ma esistenziale, che sperimentiamo la necessità vitale del dialogo con chi è “altro” per cultura, tradizione, etnia, religione. Ignorarlo significa accumulare tensioni che non tarderebbero a esplodere; sfuggirlo per imboccare la scorciatoia dello scontro, magari combattuto in nome della religione, porta solo a sofferenze reciproche e a una manipolazione di Dio stesso, preso in ostaggio tra i belligeranti e strumentalizzato. Sì, questo è il vero dramma per i credenti: Dio vittima di una strumentalizzazione. E in questi giorni anche il papa finisce per essere strumentalizzato da parte degli integralisti, sia musulmani che cristiani, e da parte di politici che colgono opportunisticamente l’occasione delicatissima per mostrarsi difensori dell’identità occidentale e cristiana. Ma con le sue parole a Ratisbona il papa non si è posto quale difensore dell’occidente – come potrebbe farlo chi ha un mandato pastorale per l’intera cattolicità? - né ha dato appoggio a quanti in occidente demonizzano l’islam e lo elevano a Nemico.
Tutta la chiesa cattolica – e papa Benedetto XVI ne è il più risoluto interprete, come ha mostrato nell’udienza generale di mercoledì 20 settembre – oggi, alla domanda “Che cosa ha portato di nuovo l’islam?” risponde, con il concilio Vaticano II, che ha portato “un ripudio di molti idoli, per la fede e la conoscenza del Dio unico e vivente” e un messaggio che, come ha ricordato appunto il papa, vuole “per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà”. E se nella storia delle religioni vi sono state e vi sono aggressioni, intolleranza e violenza, “sappiamo – scriveva Benedetto XVI nel messaggio per l’incontro interreligioso di Assisi a inizio settembre – che le manifestazioni di violenza non possono attribuirsi alla religione in quanto tale, ma ai limiti culturali con cui essa viene vissuta e si sviluppa nel tempo. Quando però il senso religioso raggiunge una sua maturità, genera nel credente la percezione che la fede in Dio, Creatore dell’universo e Padre di tutti, non può non promuovere tra gli uomini relazioni di universale fraternità”.
E’ per superare questi “limiti culturali” che va perseguito con tenacia il dialogo intelligente. E tra cristianesimo e islam il confronto è particolarmente complesso, carico di quattordici secoli di storia, in cui si sono conosciuti periodi di violenza e di guerra ma anche stagioni di convivenza pacifica, di tolleranza quando addirittura non di fecondo intreccio delle rispettive conoscenze filosofiche e scientifiche. Ai nostri giorni, dopo la tragica svolta epocale dell’11 settembre 2001, l’occidente ha visto emergere una islamofobia prima latente, mentre l’opzione di guerra senza tregua imboccata come risposta dagli Stati Uniti, ha suscitato in larghe fasce della popolazione musulmana un antiamericanismo viscerale che a volte sfocia in inimicizia nei confronti dell’intero occidente. Dobbiamo rifiutare fermamente questa deriva fondamentalista guerriera, contraddizione a tutti i principi basilari delle nostre civiltà, siano essi la Carta delle Nazioni Unite, la Dichiarazione universale dei diritti umani, la Costituzione della nostra repubblica, per non parlare del vangelo di Gesù Cristo e del cuore stesso dell’autentica spiritualità islamica che, secondo le parole del rettore della grande moschea di Parigi, Dalil Boubaker, “è negata dall’islam politico quando giustifica violenza e attentati, quando predica il conflitto con l’occidente, quando invoca lo scontro di civiltà”.
Il dialogo con l’islam deve continuare a essere un’occasione offerta a cristiani, credenti di altre religioni e non credenti, per edificare una società contrassegnata da un senso della fraternità universale, da un rispetto dei diritti umani e da una volontà di pace. E’ con il dialogo e non con il muro contro muro che anche i musulmani presenti nei paesi occidentali possono essere aiutati – proprio grazie alla loro condizione di minoranza rispettata in stati di cui riconoscono la legittimità e la legalità del diritto – a elaborare nuove modalità di comunione con la Ummà musulmana. “L’islam dei musulmani di oggi – ha osservato Olivier Roy, uno dei più acuti islamologi contemporanei – non è un’isola culturale, è un fenomeno globale che subisce la globalizzazione e ne partecipa: secolarizzazione e ritorno alla religione, neofondamentalismo e globalizzazione, perdita dell’evidenza religiosa ed emergenza di una religione”.
E’ solo nel dialogo che si possono affrontare anche interrogativi di fondo, come quello che riguarda la possibilità o meno per l’islam di usare la critica storica e le scienze esegetiche nei confronti dello “sta scritto” del Corano e della sua tradizione. I musulmani ritengono “increato” il testo del Corano, ma questo non impedisce loro di cogliere alcuni passaggi come riflessioni storicamente datate e quindi, suscettibili di riletture, anche alla luce dei metodi forniti oggi dalle scienze umane: “Il Corano non si spiega da solo – osserva Soheib Bencheick, già gran muftì di Marsiglia – non tiene conferenze, non parla. Ci sono uomini e donne che lo interpretano: se le interpretazioni sono diverse, tanto meglio, a condizione che nessuna di esse si imponga sulle altre fino a proibirle”. E non dimentichiamo che l’ermeneutica, antidoto alla lettura fondamentalista di cui si nutrono tutti gli integralisti, di qualunque religione, interpella allo stesso modo quanti in ambito cristiano dissotterrano oggi le armi della guerra di religione che credevamo ormai appartenere agli angoli più bui del nostro passato.
Sì, la grande sfida che attende i fautori del dialogo è quella di evitare una lettura delle differenze, anche profonde, come scontro tra il bene e il male, di rifuggire l’identificazione tra un islam astratto e l’incarnazione del male, di rifiutarsi di demonizzare l’altro. Per riuscire in questa impresa, ciascuno deve fare appello alla ragione di cui tutti sono muniti e che, nel suo fecondo intrecciarsi con i dati della rivelazione, ci riconduce sulle vie del pace e della fratellanza umana.
Enzo Bianchi
P.S.: Lungi da me, comunque, dal pensarla come Teofilo
Alcune puntualizzazioni:
1) Che l'Islam stia perseguendo una politica di espansione è innegabile e solo chi chiude gli occhi non si accorge di questo fenomeno. Potete guardare ad esempio all'Indonesia, alle Filippine, al Sudan, a vaste zone dell'Africa ecc...
2) Che ci sia un progetto di dominio sugli altri popoli e le altre culture non sono io a dirlo ma è lo stesso corano e gli interpreti di esso: “Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell'omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti.” (C.2:191)
“Combatteteli finchè non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah. Se desistono, non ci sia ostilità, a parte contro coloro che prevaricano.” (C.2:193)
“La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l'ignominia che li toccherà in questa vita; nell'altra vita avranno castigo immenso.” (C.5:33)
“Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi!” (C.8:12)
“Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete [raccogliere] e i cavalli addestrati per terrorizzare il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete, ma che Allah conosce. Tutto quello che spenderete per la causa di Allah vi sarà restituito e non sarete danneggiati.” (C.8:60)
“Quando poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati.” (C.9:5)
“Combattete coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati.” (C.9:29)
“O voi che credete! Combattete i miscredenti che vi stanno attorno, che trovino durezza in voi. Sappiate che Allah è con coloro che Lo temono.” (C.9:123)
“Non obbedire ai miscredenti; lotta invece con essi vigorosamente.” (C.25:52)
Sono solo alcune citazioni, ma se ne potrebbero fare tante altre...
Su «L'Osservatore Romano» del 15 Ottobre 1999 apparve un’intervista a mons. Giuseppe Germano Bernardini, arcivescovo cappuccino di Izmir, in Turchia. In essa si ricordava un episodio avvenuto durante un incontro ufficiale di «dialogo» cristiano-islamico.
Uno degli oratori musulmani, rivolgendosi ai partecipanti cristiani, disse a un certo punto: «Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo; grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo».
(Per chi vuole approfondire http://www.italian.faithfreedom.org/website/newIndex_ITA.php
http://www.fattisentire.net/modules.php?name=News&file=article&sid=2634 )
3) Il dialogo non è il massimo valore evangelico. Il comando che Gesù da è quello di evangelizzare, che è cosa molto diversa. All'Islam di dialogare non gliene frega niente.
4) Enzo Bianchi non mi rappresenta nulla: l'ho cancellato dalle mie letture e dalla mia considerazione da quando scrisse che noi mercedari dobbiamo "suicidarci" perché il nostro carisma non ha nulla da dire al mondo d'oggi...
5) Smettiamola di dipingere gli Stati Uniti come il male del secolo e la causa di ogni problema mondiale. Se noi stiamo qui adesso lo dobbiamo anche a loro.
Egitto, caccia al convertito «È diventato cristiano e merita di essere ucciso»
da "Il Giornale" del 15 agosto 2007
Lo ha rovinato una semplice foto, un’immagine che lo raffigura accanto a un poster della Vergine Maria e a un Vangelo, e per questa colpa deve morire. È quello che sta accadendo in Egitto, Paese arabo «moderato», a un ragazzo di 25 anni. Il caso di Mohammed Hegazy sta facendo discutere l’intero Paese. Sono in molti ad accusarlo, per prima l’università-moschea di al Azhar del Cairo, il principale centro religioso dell’ortodossia islamico-sunnita.
I guai di Hegazy sono iniziati nove anni fa, quando decise di abbandonare l’islam per diventare cristiano, più precisamente copto, e cominciò a frequentare la chiesa della sua città, Port Said, lungo il canale di Suez. Da allora la sua vita è stata un inferno. L’Egitto è tra i Paesi a maggioranza musulmana in cui è obbligatorio indicare la voce «religione» nei documenti d’identità. I problemi arrivano quando un musulmano intende cambiare religione. L’islam non prevede l’abbandono e chi lo fa compie il reato di apostasia. In Paesi come l’Arabia Saudita, il Pakistan o l’Iran si è puniti con la condanna a morte. Ieri a Teheran un uomo è stato arrestato e rischia l’impiccagione perché trovato in possesso di una copia del Vangelo.
Non è il caso dell’Egitto, dove però la religione islamica è, per Costituzione, la fonte principale dell’ordinamento giuridico e accanto ai tribunali civili ci sono quelli coranici che applicano la Sharia. A questo si aggiunge un serio problema burocratico: chi si converte e non vuole più essere seguace di Allah si ritrova con i documenti che dichiarano il falso. Bisogna allora scegliere se lasciare le cose come stanno e vivere una vita a metà o tentare una missione impossibile: chiedere il riconoscimento giuridico della conversione. È quello che sta facendo Hegazy, che da anni sta portando avanti una battaglia contro lo Stato egiziano. È la prima volta che nel Paese viene richiesto di aprire una causa legale per questo motivo. La sua volontà non si è fermata né di fronte alle torture inflittegli ogni volta che è stato messo in carcere - la prima quando l’apostasia fu scoperta - né davanti alle fatwa, gli editti religiosi coranici con valore di legge, che chiedono la sua testa. Le ragioni di tanta determinazione le racconta lui stesso: «Voglio essere un esempio per tutti coloro che decidono di abbandonare la religione islamica e hanno paura di dichiararlo pubblicamente - ha spiegato con orgoglio -. E poi voglio sposarmi in chiesa, poter dare a mio figlio un nome cristiano e battezzarlo senza correre i rischio di essere arrestato».
Hegazy tra pochi mesi diventerà papà, sua moglie è al quarto mese di gravidanza, e vorrebbe coronare il sogno d’amore davanti a un sacerdote. Lui e Zeinab sono stati obbligati a sposarsi con rito musulmano perché sui loro documenti così è ancora scritto, pena un matrimonio nullo.
Oggi Hegazy è costretto a nascondersi in un luogo segreto e vivere in clandestinità perché la sua situazione, negli ultimi giorni, si è ulteriormente aggravata. A complicare le cose è stata la fotografia che lo ritrae insieme con la moglie accanto a un manifesto della Vergine Maria e a una copia del Vangelo all’interno di un centro di preghiera copto. L’immagine ha fatto il giro del mondo su internet ed è arrivata anche ai fondamentalisti islamici in patria e all’estero. Immediatamente gli sono piovute addosso minacce di morte e fatwa che chiedono il suo «sangue traditore».
Il verdetto più duro è arrivato dal più importante centro sunnita, l’università-moschea di al Azhar del Cairo, definita il «Vaticano dei musulmani». Così Soad Saleh, il preside della facoltà di Scienze islamiche, ha commentato la vicenda: «Chi rinuncia all’islam è un apostata e merita di essere ucciso - ha detto senza giri di parole -, tanto più se ci si vanta facendosi fotografare con la moglie vicino al Vangelo». Una sentenza di morte senza appello, considerato il seguito che questa istituzione ha nel resto del Paese e del mondo islamico. Una doccia fredda in chi aveva creduto nelle parole del Gran Muftì d’Egitto, Ali Gomaa, che aveva parlato di conversioni come «atto libero e personale». Una sconfitta per la comunità copta d’Egitto, una «minoranza» religiosa di otto milioni di persone.
Cipro: violenza anti-cristiana da parte di miliziani turchi
Secondo l'Arcivescovo ortodosso dell'isola la colpa è delle “interferenze di Ankara”
CIPRO, giovedì, 16 agosto 2007 (ZENIT.org).- In un comunicato del 13 agosto scorso l'Arcivescovo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro, Sua Beatitudine Chrysostomos II, ha denunciato che la celebrazione della Messa nel monastero di San Barnaba di Famagosta, nel territorio occupato dall'Esercito Turco, è stata impedita con la violenza.
Secondo quanto si legge nella nota, “quando l'Archimandrita monsignor Gabriele si è recato nel monastero, trasformato dai Turchi in museo e finora accessibile ai cristiani dietro pagamento di un biglietto, un gruppo di sedicenti membri della 'Polizia turco cipriota', in realtà una milizia irregolare, sono intervenuti ordinando di sospendere la funzione”.
“Alle proteste di monsignor Gabriele i miliziani hanno cacciato a forza i fedeli, e mentre il religioso si ostinava a terminare la messa hanno coperto la voce del celebrante con insulti e bestemmie contro la fede cristiana. Tutti i presenti sono stati schedati dai sedicenti poliziotti”, continua il comunicato.
Si tratta dell'ultimo episodio di tensione nella regione settentrionale di Cipro occupata dalla Turchia nel 1974, con 40 mila soldati. La parte meridionale dell’isola, greca e cristiana, è invece entrata a far parte dell’Unione Europea il 1° maggio del 2004.
L’occupazione turca ha causato morti, distruzioni e uno spostamento forzato di popolazioni. Circa 200 mila greco-ciprioti di fede cristiana ortodossa che abitavano nel nord dell’isola sono fuggiti al sud. E viceversa, i turco-ciprioti del sud, musulmani, si sono spostati al nord.
Nel 1983 la Turchia ha consolidato l’occupazione creando una Repubblica Turca del Nord di Cipro, riconosciuta internazionalmente dal solo governo di Ankara. Un muro, la cosiddetta “linea verde”, presidiato da caschi blu delle Nazioni Unite divide le due parti dell’isola e taglia la capitale Nicosia.
Nell’aprile del 2004 l’ONU ha sottoposto a referendum un piano di confederazione tra i due Stati, ma esso è stato respinto dai greco-ciprioti del sud.
Intanto, l’islamizzazione del nord dell’isola s’è concretizzata nella distruzione di tutto ciò che era cristiano.
Recentemente l'Arcivescovo Chrysostomos II, vivamente preoccupato per la libertà dei cristiani a Cipro, aveva rivolto un appello al Presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, al Cancelliere tedesco, Angela Merkel, e al Presidente della Commissione europea, José Manuel Durao Barroso, perchè gli venga consentito di restaurare a spese della Chiesa locale le cinquecento chiese cristiane che si trovano nei territori occupati dai Turchi.
Molte di queste chiese, alcune delle quali non ortodosse, come quella maronita o quella armena, sono state trasformate dagli occupanti in depositi militari, stalle, discoteche e a volte anche moschee.
“L'incidente accaduto – spiega il comunicato – pare rispecchiare le ultime dichiarazioni del Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Turche, il Generale Yasar Buyukanit, il quale lo scorso 30 luglio ad Ankara, in commemorazione dell'invasione di Cipro, ha dichiarato che l'Esercito Turco non abbandonerà mai le terre conquistate con le armi”.
Ad esasperare i toni del confronto tra la comunità greco-ortodossa e quella turco-cipriota musulmana contribuisce anche la decisione di Ankara di non consentire la visita dell’Arcivescovo greco-ortodosso di Cipro, Chrysostomos II, al Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, prevista tra il 17 e 21 agosto prossimi.
Secondo quanto riferito dall'agenzia “Asianews”, la visita, di carattere prettamente religioso, era già stata rinviata una prima volta dal governo turco nel maggio scorso, invocando il pretesto del clima pre-elettorale e le possibili conseguenze politiche dell’incontro.
“Il governo di Ankara ha mostrato il suo vero volto”, ha detto Chrysostomos II alla Radio greca “Skai”, annunciando poi “l’intenzione di inviare una lettera alla Santa Sede e al Consiglio mondiale delle Chiese, per metterle a conoscenza dell’accaduto”.
Chrysostomos ha infine precisato che “non esistono divergenze tra i greco-ortodossi ed i fratelli turco-ciprioti musulmani” e che il problema vero è nelle “interferenze di Ankara, che blocca qualsiasi tentativo di integrazione delle due comunità nel reciproco rispetto”.
Bene, da ciò che intuisco (!) al dialogo fra cristiani e musulmani si preferisce anteporre sopratutto l'identità cristiana, e a questo punto, credo quella cattolica.
Ciò che mi spaventa è che in questo atteggiamento, e purtroppo lo vedo in tante persone che si definiscono “praticanti”, venga tralasciato inevitabilmente il più grande insegnamento di nostro Signore: e cioè l'insegnamento più grande, quello dell'Amore.
Quell'amore che, secondo il Suo esempio, dovrebbe portare ciascuno di noi a donare la vita per i propri fratelli, proprio in nome di quell'immenso amore che Lo ha portato a morire sulla croce.
Dovremo sforzarci tutti quanti ad essere meno identitari, ad avere sempre in mano una bandiera da sventolare, a contrapporsi a chi non la pensa come noi con le proprie verità anche se queste giungono dalla propria fede.
Poi mi si dirà: ma io rispetto, sono gli altri che non rispettano e anzi mettono in galera, uccidono solo per il motivo che sono diversi. Ma io dico: Padre Sartori amava la terra in cui è stato chiamato a dare la sua testimonianza, amava il popolo a cui con la sua fede e il suo esempio a donato al sua vita, ha perdonato il suo carnerfice e come lui tanti altri a cominciare dai primi martiri della nostra fede.
Tutti hanno perdonato i propri carnefici imitando Gesù sulla croce.
Cominciamo a farlo anche noi.
Ciao.
Grazie a fra Efisio per la rassegna stampa.
1) Chi commette atti simili a quelli del Egiziano Copto è un: tutto tranne che religoso, nessuno può togliere la vita che Dio ci ha dato e non lo può fare per nessun motivo. Bisognrebbe metterlo in testa a tutti non solo agli integralisti islamici.
2) Eliot ci ricorda una cosa molto importante, ma che potrei definire in modo un pò azzardato (e anche in un termine non molto corretto) in contrasto con ciò che il ns vescovo ha detto e ridetto (avrò sentito quell'omelia per più di 5 volte) nella nostra chiesa a tutti i ragazzi che faceano la comunione e durante la visita pastorale. <<Come amano gli Ebrei, come amano i Musulmani, non amano di certo come amiamo noi, noi cristiani, noi non amiamo come loro ma amiamo come Gesù.>> Lì rimasi stupefatto.
Capì allora che qui niente andava per il verso giusto. L'amore per l'altro può portarci a dire questo???
Da diverso tempo non entravo in questo forum, sono curioso di capire cosa del mio pensiero Eliot non condivida mentre posso esplicitamente dire che io non condivido la sua idea di sforzarsi tutti quanti di essere meno identitari......la salvezza del mondo e della Chiesa non posso che venire da Cristo e di questo ogni Cristiano deve essere profondamente convinto :
1) "V'è un solo Dio ed anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo" (I Timoteo 2:5).
2) "In nessun altro è la salvezza; poiché non v'è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad esser salvati" (Atti 4:12).
Certo Dio nella sua infinita misericorda comunica la sua grazia anche per vie straordinarie e spesso misteriose ( quindi anche tramite altre religioni ) ma ciò non ci deve distogliere dalla nostra identità cristiana.
Perciò da cristiano non potrò mai accettare che qualcuno ponga sullo stesso piano Cristo con altri fondatori di religioni perché solo Gesù è vero Dio, nessun fondatore di religioni può dire di esserlo. Quando parliamo di dialogo interreligioso stiamo attenti a non dimenticare questa nostra identità: Il Cristianesimo è Cristo stesso che si fa presente nella storia dell'uomo e se qualcuno dovesse venire a dirmi che il cristianesimo è errato in qualcosa, io non potrei mai scendere al dialogo con questa persona; se invece qualcuno dovesse aiutarmi a capire meglio chi è Cristo allora potrei, anzi necessiterei, di giungere ad un dialogo.
Scusa Teofilo ma sei un po’ fuori strada, non ho ben capito se vuoi forzatamente far passare un tuo pensiero o cosa. Chi ha parlato di piani di importanza?! Chi ha parlato di “altri fondatori di religioni”? Forse dobbiamo spiegarci sul termine “religione” o “fondatori”?
Io credo in Gesù Cristo morto e risorto per la mia e la tua salvezza (nel senso della nostra salvezza) e non mi pare che da quello che ho scritto si evinca il contrario. Ripeto, vuoi forzare il tuo teorema?
Io ho semplicemente detto di stare attenti a non fare della nostra identità cristiana una bandiera da sventolare ogni qualvolta ci sentiamo in pericolo. No, forse non dobbiamo spiegarci sul termine religione, ma sul termine “identità” perché sappiamo tutt’e due di essere cristiani ma abbiamo forse due modi diversi di intendere la fede.
Attento a non banalizzare il concetto di identità, il pericolo c’è.
L’identità nasconde spesso ambiguità, e la sua difesa esasperata finisce inevitabilmente con il puro e semplice allineamento alla Chiesa e questo è pericoloso e, appunto, ambiguo, perchè con la fede poco c'entra.
Soprattutto, occulta la domanda se l’identità sia un fatto oppure, nei limiti in cui siamo capaci di elaborare e selezionare culturalmente il nostro passato e progettare un avvenire, un’elezione. Come se non potesse essere altrimenti, la si assume come fatto o, meglio, insieme di fatti, cioè storia.
Siamo prodotti della storia e non possiamo negare la storia senza negare noi stessi. Quante volte si è detto: non possiamo recidere le radici! E le radici sono un dato della vita naturale.
Questa concezione dell’identità è acritica e aggressiva e corrisponde all’idea di sé propria delle società tribali. E’ acritica, perché nell’identità in cui dovremmo riconoscerci starebbero, allo stesso titolo e col medesimo valore, il centurione che presso il Colosseo ci ricorda il panem et circenses e l’Accademia dei Lincei che rinnova il ricordo dell’Umanesimo italiano, la Marcia su Roma e le Fosse Ardeatine, per fare qualche esempio. Non è forse una coincidenza se una certa storiografia revisionista che, tramite assoluzioni generalizzate e appiattimento dei valori, chiede l’assunzione in blocco del passato nella nostra identità «nazionale» è la stessa che difende il Cristianesimo come religione civile. Ma questa concezione è anche aggressiva. Di fronte alle sfide, non ci possiamo mettere in discussione. Se lo facessimo, tradiremmo noi stessi o il gruppo cui apparteniamo. L’unica possibilità è l’autodifesa e qualunque mezzo è a priori legittimo, anzi santo. Appellarsi all’identità equivale a battere il pugno sul tavolo contro gli estranei che sono o si affacciano tra noi.
Sono questi i rischi che corriamo e le crociate hanno causato già abbastanza danni a suo tempo!
Per tornare a Bomba, come diceva una mia prof di italiano, rispondo ad Eliot sul problema dell'identità cristiana:
Nessun teorema ma il semplice, chiaro, cristallino pensiero della Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Quando ho parlato di altri fondatori di religioni mi riferivo al fatto che per i musulmani Cristo è un semplice profeta e se permetti mi da un tantiniello fastidio che lo pongano al di sotto di Maometto ( altro fondatore di religioni ) e poi oltre al fastidio si aggiunge l'impossibilità di dialogo su questo punto: un cristiano non può non credere che Gesù è veramente Dio .
Se poi mi dovessi trovare in pericolo ( inteso come attentato alla fede cattolica compiuto dai musulmani ) è proprio in quel momento che sventolo la bandiera della mia identità cristiana.... non vorrei che il giorno del Giudizio mi si accusasse di aver rinnegato il Figlio di Dio ( Matteo 10,33 ) perché vedi: il fatto che Gesù sia vero Dio e vero uomo, è una questione di fede della massima importanza e il fatto che i musulmani la vogliano minare non è questione di poco conto. Se le parole che leggiamo nei vangeli costituissero semplicemente il pensiero di un uomo, come tali sarebbero fallibili, tu immagina la portata devastante di una tale assurda E-R-E-S-I-A.
Per quanto riguarda infine l'allineamento col pensiero della Chiesa non penso che sia ambiguo e centri poco con la fede, basti pensare alle parole che diciamo nel Credo ( Credo la Chiesa Una Santa Cattolica e Apostolica )e a quelle presenti nell'"atto di fede" ( che un tempo devotamente si faceva imparare a memoria ai bambini ): " Mio Dio, perché sei verità infallibile, credo fermamente tutto quello che hai rivelato e che la Santa Chiesa ci propone a credere".
Per quanto riguarda il pensiero di san Francesco sulle crociate ci terrei a far tener presente che l'idea per cui il Santo si sarebbe lanciato in una missione fuori dall'italia senza avere intenti di proselitismo o comunque con pensieri di critica ( anche inespressi ma desumibili da certi suoi comportamenti e parole ) verso l'atteggiamento della Chiesa del tempo nei confronti delle crociate ....non solo è un'idea fuorviante ma probabilmente è radicalmente errata.
La radice di questo pensiero sta in un libro scritto dallo storico Giovanni Miccoli ed intitolato " Francesco d'assisi" dove viene riportato il capitolo 16 della Regola non bollata dove si legge: «I frati che vanno tra gli infedeli [e in specie tra i saraceni] possono vivere e comportarsi con loro, spiritualmente, in due modi. Un modo è che non suscitino liti o controversie, ma siano soggetti, per amore di Dio, a ogni umana creatura, e confessino di essere cristiani. Un altro modo è che, quando vedessero che piace al Signore, annuncino la parola di Dio, affinché quelli credano in Dio onnipotente, Padre e figlio e Spirito Santo, creatore di ogni cosa, il Figlio redentore e salvatore; e siano battezzati e diventino cristiani, poiché chi non nasce dall’acqua e dallo Spinto Santo, non può entrare nel regno di Dio». Dalla seconda parte del testo si può intuire PERO' come in realtà l'atteggiamento del cristiano possa anche essere spinto verso l'attivismo.
Di questo ne è dato conferma nella biografia di San Francesco scritta da San Bonaventura dove viene riportata la testimonianza di frate Illuminato ( il frate che accompagnò San Francesco presso il sultano al-Kamil ): il sultano disse al santo «Il vostro Dio ha insegnato nei suoi Vangeli che non si deve rendere male per male... Quanto più dunque i cristiani non devono invadere la nostra terra?».San Francesco replicò: «Non sembra che abbiate letto per intero il Vangelo di Cristo nostro Signore. Altrove dice infatti: “Se un tuo occhio ti scandalizza, cavalo e gettalo lontano da te”..., con il che ci volle insegnare che dobbiamo sradicare completamente... un uomo per quanto caro o vicino — anche se ci fosse caro come un occhio della testa — che cerchi di toglierci dalla fede e dall’amore del nostro Dio. PER QUESTO I CRISTIANI GIUSTAMENTE ATTACCANO VOI E LA VOSTRA TERRA CHE AVETE OCCUPATO, PERCHE' BESTEMMIATE IL NOME DI CRISTO E ALLONTANATE DAL SUO CULTO QUELLI CHE POTETE . Se pero voleste conoscere il creatore e redentore, confessarlo e adorarlo, vi amerebbero come loro stessi».
Quindi mutuando le parole dette dal Santo: sradichiamo dall'europa i mussulmani che ,per quanto cari, ci sono di scandalo ( non dico di trucidarli ma solo di stare attenti..... adesso si avvicinano "buoni buonini" ma secondo me è un'atteggiamento di facciata, almeno da parte dei più di loro, come avranno preso il potere saranno guai e faranno vedere il loro vero volto). Concludo con un personalissimo: W il papa re !!!!! E mutuando Branduardi:
Capitan Gesù, non stà lassù,
lui stà quaggiù con la bandiera in mano.
Sempre quaggiù, con la bandiera in mano,
Gesù, mio capitano!
Comanda Santi e fanti
e coglie tutti quanti gli diavoli in flagrante,
Gesù, mio comandante!
Capitan Gesù, non stà lassù,
stà quaggiù a battagliar col male.
Sempre quaggiù a battagliar col male,
Gesù, mio generale!
LUI CACCIA DALLA TANA LA FECCIA MUSULMANA
e il popolo giudio
Gesù è il maresciallo mio!
La tua è proprio una strana idea di dialogo. Da un lato ti lamenti che i musulmani attentino alla tua libertà di professare la tua religione dall’altro asserisci che loro sono degli eretici perché non la pensano come te!
1) Mi spieghi la differenza che ci sarebbe tra noi e loro?
2) Se io mi dovessi “trovare in pericolo” mi piacerebbe avere il coraggio di comportarmi come tanti martiri cristiani (che, mi pare, non abbiano mai sventolato nessuna bandiera).
E, infine,
3) quando parlavo di allineamento con la Chiesa mi riferivo ad allineamenti “politici e identitari” e non di fede, e che una certa parte della nostra gerarchia faccia politica (nel senso di partitica) nel richiamare quasi alla noia la nostra “identità cristiana” mi pare che sia evidente..
Teo (scusa il tono confidenziale) cerca cortesemente di non mettermi in bocca cose che non ho mai detto.
P.S.: Un consiglio per una buona lettura: leggiti la “Lettera a Diogneto”.
Per te la fede non centra con la politica, non centra con nulla.......mah......non sei diverso dai politici che tanto critichi, per me hai una visione "zuccherosa" del cristianesimo dove non ci si deve sforzare troppo a difendere la propria fede ( sappi che i martiri da te citati sono morti per Fede, quella fede che professiamo nel Credo )
Ti faccio notare che non mi sono mai permesso di riportare il mio pensiero ma quello della Chiesa salvo le citazioni scherzose che ho sottolineato come personalissime. Per quanto riguarda la contradditorietà delle mie affermazioni se permetti non la noto e per quanto riguarda la tua ultima citazione di un passo da me riportato della vita di San Francesco scritta da San Bonaventura......mi fa specie il fatto che ti scandalizzi tanto. Non sto citando Lutero, Calvino o Maometto, sto citando San Bonaventura........non penso che Padre Efisio sia contrario al fatto che si citi San Bonaventura o testi delle preghiere cristiane ( atto di fede ) o il Credo niceno costantinopolitano o passi del Vangelo..... sai, sono testi che non mi pare debbano essere inseriti nell'indice dei libri proibiti....forse dovrebbe esservi inserito Enzo Bianchi ma quest'ultimo è solo un mio pensiero personale.
p.s.: quando dico che affermare che Gesù non è Dio costituisce un'eresia mi riferisco a quei cristiani che dovessero essere indotti a pensare una simile castroneria così come proposta loro dai musulmani ( o da altri ) i quali ultimi più propriamente sono da bollare come "infedeli".
Un cristiano in Turchia rischia di fare la fine del capitone a Natale.....vedasi il caso di Don Michele Santoro. SECONDO ME la Turchia prima di entrare nell' UE deve fare ancora dei passi in avanti, magari in futuro potrà ma attualmente il suo "ingresso in Europa" mi sembra una forzatura politica.
Evitiamo di fare confusione perfaore: Miche San-Toro è un giornalista di Rai Due.
Il sacerdote assasinato a Tebisonda è Don Andrea Santoro.
RIPORTO DA WWW.WORDPRESS.COM: "sull’omicidio di don Santoro che probabilmente non fu il ‘gesto di un fanatico isolato’. [...]E’ sempre piu’ probabile che il delitto fu ordito dalle stesse persone che il 19 gennaio uccisero il giornalista turco-armeno Dink e sia maturato negli ambienti dei lupi grigi di Trebisonda."
Come potete leggere l'omicidio potrebbe essere maturato dagli ambienti dei lupi grigi. Che io bollo come categoria "rifiuti pericolosi" come la lega nord.
Vero mi scuso per l'errore, vista l'identità di cognome ho scritto per un lapsus calamis "michele" al posto di "andrea" comunque sapevo bene a chi mi stessi riferendo. Faccio presente che l'assassino pare esser stato un minorenne che ha ricevuto una condanna a pena detentiva di 10 mesi circa ( ben poca cosa anche se si tratta di un minore) e che il movente è discusso ma resta comunque il fatto che il ragazzino in questione abbia inizialmente dichiarato nel processo che l'omicidio sia stato compiuto a causa della pubblicazione delle vignette satiriche su Maometto. Quindi anche se il movente è discusso ( vendetta "mafiosa" perché don santoro lottava contro il traffico della prostituzione, estremismi nazionalisti ecc... ) a me non pare lo sia altrettanto la dichiarazione del ragazzino in questione.
beh, la tesi dei lupi grigi e quella più accreditata da me . Dico così perchè i lupi grigi sono più violenti dei leghisti anche se l'ideale è lo stesso. B**** o B******** o C******** lì vedo bene ad uccidere un Imam.
Chuisa la parentesi turca, apro una parentesi, molto grande!!
Ecco un em@il che mi è sta inviata da Poco dal Cipax, Centro Interconfessione per la Pace di Roma.
Cari Amici, Care Amiche,
le nostre sorelle e fratelli musulmani giovedì scorso hanno iniziato il sacro digiuno del mese di Ramadan.
Siamo felici di inviare a loro e a tutti le nostre amiche e amici questo messaggio di simpatia e di solidarietà degli organismi promotori della sesta giornata del dialogo islamo-cristiano (5 Ottobre prossimo).
Uniamo alle rispettose espressioni di questo messaggio la nostra deplorazione per le frasi offensive ed arroganti del senatore Calderoli che contro i musulmani ha proposto una giornata di offesa religiosa.
Con un caloroso augurio di pace e gioia,
Daniela, Gianni, Giorgio e Stefano.
A tutte le musulmane e a tutti i musulmani d'Italia
fra pochi giorni inizierà il mese di Ramadan che i credenti musulmani attendono con particolare ansia per rafforzare sempre di più il proprio impegno sulla via dell' Islam, della completa sottomissione a Dio, liberandosi da ogni idolatria che, nella comune esperienza di cristiani e musulmani, è alla base di ingiuste oppressioni, di negazione dei diritti umani, di odio, di guerre e violenze di ogni tipo.
Questo vostro encomiabile sforzo è di grande importanza non solo per voi musulmani ma anche per noi cristiani, per i credenti di tutte le religioni e per tutta la società umana nel suo complesso, che sta vivendo uno dei periodi più bui della propria storia.
Auguriamo di cuore che ognuno di voi, seguendo gli insegnamenti del profeta Muhammad, possa trasformare se stesso ed aiutare tutta lo società a migliorare.
Casualmente il Ramadan quest'anno inizia a ridosso dell'11 settembre, data tragica che nel 2001 ha dato inizio alla guerra mondiale nella quale siamo tuttora immersi: ricordare quel giorno ci impegna a moltiplicare i nostri sforzi contro tutte le guerre, contro tutte le barbarie, contro i mercanti di morte e i fautori della guerra ad ogni costo, contro la xenofobia e il razzismo.
Abbiamo bisogno di «costruire speranza e convivialità»: questo l'appello che abbiamo lanciato in vista della prossima sesta giornata ecumenica del dialogo cristiano- islamico del 5 ottobre prossimo. E per «costruire speranza e convivialità» abbiamo bisogno di liberarci dalla paura dell'altro/a, del diverso/a da noi, di chi è portatore di una cultura, un modo di vivere, una religione diversa dalla nostra.
E liberarsi della paura significa, per cristiani e musulmani, rimettere al centro della propria vita l'impegno contro l'idolatria che ha caratterizzato la vita sia di Muhammad, che ha cacciato gli idoli dalla Kaaba, sia di Gesù, che ha cacciato i mercanti dal tempio, dicendo con chiarezza con questi loro gesti che la religione non può essere al servizio di chicchessia, nè dei mercanti nè dei grandi sacerdoti.
Abbiamo bisogno di guardare alle nostre differenze non come ad idoli da adorare ma come arricchimento reciproco verso una vita piena di amore, quell'amore che per cristiani e musulmani caratterizza l'essenza stessa di Dio: uno dei nomi di Dio della tradizione islamica è Al-Wadud, L'amorevole.
Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri (Giov 13,35 ).
Abbiamo bisogno di conoscerci sempre di più e meglio per apprezzare il molto che ci unisce e accettare il poco che ci divide come arricchimento reciproco, come stimolo reciproco a migliorarci sempre di più.
Ed il senso del nostro appello va proprio nella direzione delle cose concrete da realizzare: la pace, la giustizia, una vita degna di essere vissuta sono tutte cose che richiedono l'impegno concreto delle persone senza il quale vane sono le parole o i buoni propositi.
Anche quest'anno abbiamo bisogno di negare ai violenti e ai propugnatori della guerra qualsiasi legittimità religiosa. Il Dio unico, nel quale insieme crediamo, è un Dio di pace, di amore, di misericordia, di giustizia.
Ed è con questo spirito che anche quest'anno vi auguriamo buon Ramadan karim: che il vostro sforzo possa dare anche a noi cristiani quegli stimoli necessari a superare tutte le difficoltà del momento e dare una speranza a questa nostra comune umanità.
Ci auguriamo che, come negli altri anni, le moschee e le chiese d'Italia possano essere luoghi aperti all'incontro fra credenti di fede diversa ed in particolare fra cristiani e musulmani, che non hanno alcun motivo per odiarsi ma che hanno anzi molti motivi per essere uniti contro chi strumentalizza le rispettive religioni per perpetuare il proprio potere oppressivo.
Buon Ramadan.
Shalom - Salaam - Pace
Il comitato organizzatore della VI giornata del dialogo islamo-cristiano
CIPAX - Centro interconfessionale per la pace
VIA OSTIENSE 152
00154 Roma
Tel/Fax: 06-57283747
cipax-roma@libero.it
www.romacivica.net/Cipax
So di essere ripetitivo ma non mi stancherò mai di dirlo: i musulmani sono tipi che difficilmente scendono al dialogo, la lettera riportata mi pare farcita di demagogia.
Detto in altri termini e "chi ha orecchie per intendere intenda": il lupo se vuol sbranare l'agnello in vicinanza di un pastore non ha altro da fare che travestirsi da pecora ed aspettare il momento propizio.
Non sto qui a ripetere i passi del corano che comprovano quel che ho scritto ( lo ha già fatto Padre Efisio in questo stesso forum ) dico solo che se esistono musulmani che secondo l'insegnamento di Giovanni XXIII "cercano più ciò che unisce di ciò che divide" sono evidentemente persone da apprezzare ma a mio parere:
1) restano delle mosche bianche
2) probabilmente hanno una visione parziale della loro religione.....con ciò non intendo svolgere il ruolo del " figlio che insegna al babbo a fare i figli " ma voglio solo dire che da quel che so io le letture miti del corano e della sunna sono di certo meno di quelle estremiste ( o quantomeno sono le prime ad attecchire negli stati aconfessionali, laici e non teocratici........ ).
Insomma per sintetizzare il mio pensiero: siamo puri come colombe ma.....non dimentichiamoci di esser prudenti come serpenti.
Questo messaggio è una conferma palese a tutti, con il pregiudizio del musulmano che non vuole dialogare (le frasi scritte da efisio, non dico che siano sbagliate per carità però ho qualche riserva sulla traduzione arabo classico - italiano... )
Noi siamo autorizzati a non dialogare. NON SAREMO NOI UN PO' ESTREMISTI NEI LORO CONFRONTI TRAMITE IL PREGIUDIZIO???
Se la prudenza è per te pregiudizio........no comment.
A proposito di Padre ANDREA Santoro, questo che leggerete può essere definito l'espressione più alta di identità cristiana: cioè la capacità di amare.
Avevo già letto anni fa questo testamento. Mi aveva colpito. Ma ora, rileggendolo parola per parola e in una terra musulmana, mi ha impressionato. Vi si riflette il volto di Gesù e l'essenza del suo vangelo. È una luce per tutti noi. Un dono di grazia calato in un momento di contrapposizione, di odio, di violenza. Una via da seguire nell'incontro con i nostri fratelli, diversi, ma salvati dallo stesso Gesù e guardati dallo stesso amore di Padre. Ho ringraziato Dio di questi monaci trappisti e ho pregato: donami Signore il loro stesso cuore. [Andrea Santoro]
"Se dovesse arrivare il giorno, e potrebbe essere oggi, di essere vittima del terrorismo che sembra voler ingoiare oggi tutti gli stranieri che vivono in Algeria, mi piacerebbe che la mia comunità, la mia chiesa, la mia famiglia, si ricordassero che la mia vita era DONATA a Dio e a questo paese. Che accettino che il Padrone unico di tutti non saprebbe essere estraneo a questa partenza così brutale. Che preghino per me: come potrei essere trovato degno di una tale offerta? Che sappiano accostare questa morte alle tante altre ugualmente violente ma lasciate nell'indifferenza dell'anonimato. La mia vita non vale più di altre… Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra prevalere nel mondo e anche del male di colui che mi ucciderà ciecamente. Mi piacerebbe, quando dovesse venire il momento, avere un lampo di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e di tutti i miei fratelli in umanità e nello stesso tempo di perdonare io, con tutto il cuore, colui che mi avrà colpito. Io non posso augurarmi una tale morte: mi sembra importante dirlo chiaramente. Non vedo infatti come potrei rallegrarmi che questo popolo che amo potesse essere accusato tutto del mio assassinio. È un prezzo troppo alto quello di dovere "la grazia del martirio" (come si chiama) a un algerino, chiunque esso sia, soprattutto se questi dovesse dire di agire per fedeltà a ciò che egli pensa sia l'Islam. Conosco il disprezzo di cui sono circondati tutti gli algerini insieme. Conosco anche la caricature dell'Islam che incoraggiano un certo islamismo. È troppo facile mettere a posto la coscienza identificando il cammino religioso dell' Islam con l'integralismo degli estremisti. Per me l'Algeria e l'Islam sono un'altra cosa: sono come il corpo e l'anima. Ho già parlato chiaramente credo, a destra e a sinistra di ciò che ho ricevuto dall'Islam e dall'Algeria: vi ho ritrovato molto spesso il chiaro filo conduttore del vangelo imparato sulle braccia di mia madre, che è stata la mia prima chiesa, proprio qui in Algeria. La mia morte sembrerà dare ragione a quelli che mi hanno così facilmente trattato da ingenuo o da idealista: "Lo dica adesso quello che ne pensa!". Ma costoro devono sapere che alla fin fine io sarò stato liberato dalla curiosità più lancinante che mi porto dentro: affondare il mio sguardo in quello del Padre per vedere i suoi figli dell'Islam come lui li vede: tutti illuminati della gloria di Cristo, anche loro frutto della sua passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà di ristabilire la comunione e la somiglianza giocando con le differenze. Di questa mia vita perduta, totalmente mia e totalmente loro, io ringrazio Dio che sembra l'abbia voluta tutta intera proprio per questa GIOIA, contrariamente a tutto e malgrado tutto. In questo GRAZIE, dove tutto è detto ormai della mia vita, io includo naturalmente voi, amici di ieri e di oggi e voi, amici di qui, mettendovi accanto a mia madre e mio padre, accanto ai miei fratelli e alle mie sorelle, voi che siete il centuplo che mi è stato dato secondo la promessa. E includo anche te, amico dell'ultimo minuto, che non sai quello che fai. Si, lo voglio anche per te questo GRAZIE e questo A - DIO, Dio che porta il tuo volto. E che ci venga concesso, se Dio lo vorrà, Lui Padre di tutti e due, di ritrovarci finalmente felici in Paradiso.
AMEN. InschAllah (se Dio lo vorrà!)".
[dal sito www.finestramedioriente.it promosso da Don Andrea Santoro]
PREMESSA:
Perfavore, se dovete citare il mio messaggio citatelo nella sua completezza e non parzialmente, in quanto ciò è causa di disguidi non solo nella vita virtuale ma anche in quella reale.
Per parafrasarti ....Per favore vedi tu di non frintendere e manipolare il mio pensiero estrapolandone una frase.
Visto che la prudenza è una virtù partiamo dal concetto di virtù, come puoi leggere nel "Cattolico" a cura di Padre Raimondo Marchioro: " la virtù è un'abitudine costante dell'anima a fare il bene" ( capitolo VII pag 185 ). "La virtù perché sia tale deve stare nel mezzo tra l'eccesso e il difetto" ( capitolo VII pag 187 ).
Il mio pensiero si colloca nel giusto mezzo perché se da un lato affermo che "i musulmani sono tipi che difficilmente scendono al dialogo " dall'altro dico anche ( cosa che ti ha fatto comodo elidere per manipolare il mio pensiero ) che " se esistono musulmani che secondo l'insegnamento di Giovanni XXIII "cercano più ciò che unisce di ciò che divide" sono evidentemente persone da apprezzare ...".
Il fatto che io ritenga che siano pochi non mi pare che sia un pregiudizio nei loro confronti.
Se infatti analizziamo la definizione che hai riportato tu ( probabilmante più per te che per altri ) vediamo che il pregiudizio è:
1)"Un giudizio espresso nei confronti di un gruppo a priori, cioè indipendentemente dai fatti".
Il mio giudizio non può essere aprioristico perché non è indipendente dai fatti: passi del corano che invitano ad estendere la Casa dell'Islam sulla casa della Guerra, uccisione di missionari cristiani, limitazioni di pratiche di culto cristiane ecc.....questi non sono forse fatti?
2)"non modificabile nel corso del tempo"
E chi ti ha detto che il mio pensiero non sia modificabile nel corso del tempo ???? Basterebbe dimostrami dove sbaglio per farmi cambiare idea.
3)"etichettatura del gruppo a causa di azione messe in atto da una minoranza appartenente al Gruppo stesso".
Scusa, sulla base di cosa sostieni la tesi per cui la maggioranza dei musulmani sarebbe gente tollerante e aperta al dialogo??? In molti paesi in cui hanno il potere, come già ti hanno ricordato altri in questo forum, la libertà di parola di cui godi, sia su questo forum che nel tuo stesso paese, potresti solo sognartela.
No, mi arrendo... c'ho provato ma non riesco.
Anche qui dichiaro la mia sconfitta ed il mio errore. Avrei dovuto seguire da subito la discussione... ora è lunghissimo rileggere tutto e commentare
Considero solo il titolo per dire rapidamente il mio pensiero.
Papa Islam e Cristiani
Il Papa... ne ha dette, certamente frainteso nel significato di ciò che diceva, ma come tutti anche lui deve soppesare ciò che dice.
Islam. Religione intensa, in alcune cose ammirabile. I Mussulmani più "ferventi", diciamo più credenti, vivono nella loro vita ciò che è la fede, forse un pò come gli Ebrei, e credo molto più di come riusciamo a viverla noi.
Per noi è drammatico non mangiare carne il venerì, loro non mangiano durante i giorni(intendendo col sole) del Ramadan, ma è solo per dirne una...
Questo Vivere nella fede è sia motivo di vanto che pericolo ... quando la fede diventa FANATISMO... ma qui ci sarebbe un altro tema da trattare, che mi attirerebbe molte antipatie, e un forum non è proprio il posto esatto per parlarne...
I Cristiani.
Perchè i cristiani hanno paura dei mussulmani?
Io non ho paura di un'altro uomo, perchè dimentichiamo che di esseri umani si tratta.
Renderò la MIA FEDE una di quelle FAI DA TE, ma io credo che il cuore di tutto sia l'AMORE.
Non voglio parlare di miele, api, Peace&Love e via discorrendo...
Io parlo della fiducia che si può avere in ogni uomo, nell'amore che DOBBIAMO dare agli altri quando riceviamo un torto... L'Amore per chi ci ama è facile, no? Non ci viene detto d'amare il Nemico? Mqa soprattutto... se di nemico non si trattasse?
Don Andrea Santoro Amava... tutto qui. Aveva Fiducia nel prossimo.
E' morto! Anche i Martiri sono morti per la Fede!
Vogliamo dire che lui era uno sciocco? Sarebbe dovuto rimanere nella sua parrocchia, su terra amica... dovremmo dimenticare di Evangelizzare il Mondo perchè il Mondo è cattivo?
E qui non dico che dobbiamo invadere i luoghi dove aumenta il numero di mussulmani STIL CROCIATE.
Non sarebbe il caso che in questi luoghi, pericolosi SI, un buon Cristiano vi si recasse a mostrare cosa vuol dire essere Cristiani?
L'esempio è il miglior modo per comunicare.
Madre Teresa AMAVA DIO NEL POVERO, non direttamente il povero. Ma ciò non significa che non amasse anche quel guscio purulento che accarezzava, che pronunciava parole incomprensibili rivolte ad un'altro Dio.
Le questioni politiche poi son un'altra cosa.
Volevo dire solo questo.
Evitiamo il sillogismo Mussulmano=Pericolo
Son stato prolisso. Chiedo scussa.
Tema avvincente
Scusate se non ho citato nessuno di voi, ma c'era troppo da leggere... lo farò con calma... poi vi criticherò abbondantemente e sputerò sentenze e giudizi sui vostri SACROSANTI pensieri ( si legge la critica velata ??? )
Ciao Criticoni
Visto che ci siamo evitiamo anche l'equazione musulmano= uomo tollerante e aperto al dialogo.......
Per quanto riguarda il mio pensiero su tutto quanto è stato scritto in questo forum, posso solo dire che, a mio modo di vedere, è perfettamente "sintetizzato" in ciò che ha scritto Padre efisio nel suo primo intervento relativamente a questa discussione. ( Così Shakespeare puoi capire subito quale sia il mio modo di vedere la questione ). Parafrasando Jessica rabbit " Non sono intollerante, mi dipingono così ".
Ale concordo con quanto afferma Mani anche perché forse mi pare una cosa evidente. Per il resto invito molti ad un bel soggiorno di uno due anni in Arabia Saudita o in qualcun altro dei più di 57 paesi musulmani.
Non lo so Matte, è una frase forte. Certo, basti vedere quanto riportato da Efisio sul Corano, però... mmmm, non so E' un'affermazione troppo forte, non credo siamo noi adatti a valutare la capacità di amare di qualcuno...
Signori rispondo brevemente e velocemente. Le frasi Citate da Efisio sono le peggiori frasi del Corano. Possiamo però andare a riesumare tutte le parti dei salmi che dicono di fare la stessa cosa. Quindi, a dopo con una risposta più completa. ciaociao
Non cito il messaggio perchè come lunghezza potresti competere con "I promessi sposi". Comunque: la definizione non è mia. Sono testuali parole della professoressa, infondò e ciò che mi viene insegnato. Come puoi notare c'è un punto e virgola nella frase: => ;
Perchè se (facciamo un'ipotesi) un'appartenente alla religione A attacca un luogo Sacro o un religioso della religione B è un terrorista, pericoloso, fondamentalista etc. etc. per coloro della religione B. Gli appartenenti alla religione B considerereranno per sempre tutti gli appartenenti alla religione A come terroristi etc. etc. Questo perchè gli appartenenti alla religione B sono MENTALMENTE INQUADRATI. Non sò se il pomeirggio in una di quelle trasmissioni noiose avete mai visto i servizi che parlano che ne sò, di un furto in villa compiuto da albanesi.
I furti si moltiplicano nel giro di alcuni mesi e tutti quando vedono albanesi o rumeni o simili aiuto aiuto spranghiamoci stanno arrivando i ladri.
Fatto questo ti dico che l'uomo non ha nel DNA l'andare contro la diversità. Mano mia fermati prima di digitare la verità che costerà la censura.
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Evitando di essere censurato sulle diversità, il pregiudizio è sempre negativo. Mai neutrale.
Forse prima di continuare questa conversazione dovremmo approfondire le nostre conoscenze sull'Islam, in quanto sono fin troppo precarie.
Nessuna ha mai scritto che tu sei un ingorante, in quanto in tutti i campi che frequenti sei fin troppo informato e non sono io che dovrei dirtelo.
Io non ho mai detto di avere un'infinita conoscenza di tutto e di tutti.
A breve (un mese circa) scoprirai non da me ma da una persona che di islam ne sà molto più di noi 2 messi insieme.
Scusa non ce la faccio, non che P.Efisio abbia bisogno di un avvocato perché se la cava benissimo da solo ma soprattutto perché io la penso nel suo stesso modo:
1) il fatto che la definizione sia della tua professoressa non è mica una giustificazione al tuo pensiero. Prima di tutto perché come ti ha dimostrato padre Efisio quella definizione si attaglia meglio a te che ad altri, in secondo luogo perché così come riportata non potrebbe riferirsi né a me né a P. Efisio, quindi sorge spontaneo chiedersi se tu avessi compreso o meno il senso delle parole da te riportate prima di citarle.
In sintesi ammesso che la citazione possa anche esser condivisibile quanto a correttezza, resterebbe comunque inesatta la sua attribuzione ai partecipanti del forum diversi da te.
2)Non hai risposto alla domanda con la quale ti si invitava a portare una più corretta traduzione dei passi del corano. Ed anche qui il fatto che ti appelli ad una terza persona per risolvere il problema ( tra circa un mesetto ) non è una giustificazione al tuo comportamento perché non puoi sostenere una tesi se non hai quantomeno degli indizi di prova. Insomma è un po' come mettere il carro davanti ai buoi.
3)Da quanto scrivi sei un esperto praticante della filosofia del sandwich, che consiste nel fare un'affermazione e smentirla poco dopo asserendo infine ( o come incipit ) la più assoluta coerenza di pensiero. Cito da quel che hai scritto:
"Nessuna ha mai scritto che tu sei un ingorante, in quanto in tutti i campi che frequenti sei fin troppo informato e non sono io che dovrei dirtelo. "
Dal dizionario della lingua italiana Palazzi Folena: " ignorante= che non conosce una determinata materia ". L'affermazione che hai fatto non solo viene smentita poco prima: "Forse prima di continuare questa conversazione dovremmo approfondire le nostre conoscenze sull'Islam, in quanto sono fin troppo precarie." Ma ancora più palesemente in un altro tuo intervento massima espressione della filosofia sopra citata: "le frasi scritte da efisio, non dico che siano sbagliate per carità però ho qualche riserva sulla traduzione arabo classico - italiano... ". Se dubiti della correttezza di una traduzione vuol dire che insinui possa essere sbagliata...no? Quindi sulla base di cosa fai questa insinuazione ?
Inoltre dai ( in linguaggio urlato ) dei "mentalmente inquadrati" , a tutti i sostenitori della tesi per cui l'islam non sarebbe questo "zuccherino" come lo vuoi dipingere tu ( facendoli passare per delle persone soggette alle facili generalizzazioni ).
Rinnovando il mio invito ad un tuo soggiorno in Arabia Saudita e fiero di esser mentalmente inquadrato piuttosto che una canna sbattuta dal vento o un azzeccagarbugli, tralascinado le questioni esegetiche sulla correttezza delle traduzioni del corano, mi soffermo volentieri sui dati di fatto riportando un articolo uscito su Il Giornale del 5 settembre 2007:
"Le notizie che arrivano dall’Algeria confermano che, quando si parla del rapporto fra libertà religiosa e islam, una cosa è la teoria e l’altra è la pratica. La legge dell’islam, la sharia, permette ai «popoli del Libro», i cristiani e gli ebrei, la pratica privata del culto ma non il proselitismo. Le genti «del Libro» sono nella condizione precaria di dhimmi, «protetti». Quanto ai seguaci di religioni non «del Libro», non godono neppure della libertà di culto. Proprio perché si ritiene che il marito influisca sulla fede della mogli, la sharia autorizza un musulmano a prendere una moglie «del Libro», mentre un uomo cristiano o ebreo non può sposare una donna musulmana. Secondo la scuola giuridica più rigida - che è al potere in Arabia Saudita - c’è poi un’eccezione per la penisola arabica, terra considerata tutta sacra dove i cristiani (pure oggi numerosi fra gli immigrati) non possono neppure praticare il loro culto (e anche una semplice preghiera, se colta da un musulmano, rischia di avere conseguenze molto gravi).
Prescindendo da quei teologi progressisti che ritengono superati questi divieti - e che trovano spazio in Occidente sui giornali e nei congressi, ma ne hanno assai meno nei Paesi islamici - un normale manuale di diritto islamico ci dirà che - a seconda delle scuole giuridiche, delle leggi e della prassi consolidata - ci sono quattro tipi di situazione. Nella peggiore - quella dell’Arabia Saudita o dell’Afghanistan dei talebani (le cui norme continuano a essere applicate nelle zone tribali afghane e pakistane che controllano) - i popoli «del Libro», dunque i cristiani, non possono neppure celebrare la Messa o pregare. Nei regimi religiosi che detengono il potere nella grande maggioranza dei Paesi musulmani i cristiani possono celebrare Messa nelle loro chiese e pregare in casa propria, ma le leggi vietano il proselitismo e puniscono con la morte l’apostasia del musulmano che si converte ad altra fede. Anche dove - su pressioni occidentali - le leggi più aspre sono state attenuate - e in teoria l’apostata non rischia più la pena di morte - altre norme rischiano di avere le stesse conseguenze. Per esempio, l’omicidio dell’apostata da parte della famiglia musulmana di origine è considerato un «delitto d’onore» e punito con pene molto lievi. C’è poi un terzo gruppo di Paesi dove si sono affermati governi laici (non tutti democratici) - la Turchia, la Tunisia, l’Algeria - e le leggi garantiscono la libertà religiosa.
Questa, però, è la teoria. In pratica anche i regimi laici non garantiscono affatto la sicurezza alle minoranze cristiane e tanto meno ai musulmani che si convertono. Anzitutto, tanto più fuori delle grandi città, polizia e tribunali spesso ignorano le leggi e continuano a vessare i cristiani e a punire i convertiti. Un qualche pretesto si trova sempre. Anzi, una lunga esperienza di viaggi in Paesi islamici mi conferma che quello che è accaduto in Algeria è comune. Spesso sono agenti provocatori della polizia a mostrarsi interessati al cristianesimo per poi arrestare i cristiani accusandoli di proselitismo. In secondo luogo, le minoranze cristiane sono piccole e poco influenti. Quando i regimi laici si sentono minacciati dalla marea montante del fondamentalismo, una delle prime concessioni che fanno agli estremisti per cercare di evitare il peggio è proprio prendersela con le minoranze. Con poche eccezioni, anche la libertà religiosa proclamata dai regimi laici in terra islamica è sempre una libertà vigilata. "
Allora... quando parte la Crociata?
La sharia è la legge islamica fatta da islamici che interpretano in modo fondamentalista il Corano. Non è la legge di Dio da applicare in Terra.
Jaky vaglielo a dire tu ai musulmani che la sharia non è voluta da Dio.....non c'è bisogno che tu vada in Arabia Saudita, scegli un qualsiasi paese "islamico liberale" ( l'ossimoro è volutamente ironico ) poi, se torni , facci sapere cosa ne pensano.
Crociate? Meglio di no, sia perché sarebbero anacronistiche, sia perché se molti cristiani dovessero essere come certi partecipanti a questo forum non potremmo che perderle. Le battaglie bisogna muoverle sul versante dei diritti umani ( tra i quali la libertà di culto, ovviamente in senso sinallagmatico e non univoco come vorrebbero la maggior parte dei seguaci della mezza luna ).
p.s.: Eliot le citazioni fatte dagli altri per te sono sempre citazioni di comodo ( sia quelle dei teofili che dei capricorn, che degli efisi ecc....Mi pare normale che ognuno di noi citi chi comprova le sue tesi, anzi nel mio caso in un mio intervento ho anche citato chi non le comprova ma poiché ne ho smontato l'argomentazione ero ovviamente per te contraddittorio ). Ti faccio notare che anche tu hai riportato nei tuoi interventi degli articoli ma nessuno per questo si è permesso di dire che fossero citazioni di comodo. E poi non capisco perché le tue fonti dovrebbero avere maggiore validità delle altre, al max lo stesso peso ( sempre che non contrastino col magistero della Chiesa ).
Alex parole sante, parole sante !!!!! Mah ci resta sempre la speranza ( molto piccola per quanto mi riguarda )che si aprano al dialogo o ( il che è meglio ) che si convertano.
Andiamolo a dire a quel ragazzo musulmano da poco ucciso da un "amico" perché portava un ciondolo a forma di croce... A chi si è convertito al cristianesimo e costretto a chiedere asilo politico perché lo vogliono uccidere... E di esempi se ne potrebbero fare tanti...
Ma come direbbe il Card. Bertone: "Confidate nella speranza!"
Sorvolando sul delirio di onniscienza di Eliot che non merita nessun commento anche perché sprovvisto di un qualsiasi supporto argomentativo ed espressione della più becera e scorretta bagarre politica ( mi ricordi molto quei candidati al Parlamento che per accaparrarsi un seggio gettano fango sugli avversari ) mi soffermo volentieri su quanto scritto da Jaki:
1) la mia parafrasi del verso di Branduardi non mi pare meno "offensiva" del testo originale ( dove si parla di feccia luterana ) e comunque è volutamente scherzosa come si può notare dall'emoticon che l'accompagna. Il fatto che ti scandalizzi tanto ti rende molto simile a quei musulmani che per una vignetta satirica su maometto compiono stragi in nome di Allah....
2)secondo me P.Efisio non ha stralciato parti del corano con l'intento di alterarne il significato ma solo con lo scopo di evidenziare quale sia il vero spirito che spesso muove i seguaci della mezza luna.
Se infatti andiamo a commentare il passo da te citato nel quale si fa un invito agli uomini a compiere opere buone, ti faccio cortesemente notare che il concetto di "opere buone" è una sorta di contenitore senza contenuto perché per i musulmani che impongono la loro fede, perseguitano le fedi altrui e calpestano quelli che noi chiamiamo diritti umani ...sono queste le buone opere ( giusto per esemplificare: quelli che si sono scagliati sulle Torri gemelle l'hanno fatto pensando di fare un'opera buona ).
Il fatto che nel Corano possano rinvenirsi anche passi non in contrasto con il nostro credo mi pare sia una cosa palese, altrove in questa discussione ho sottolineato come Dio possa comunicare la sua grazia anche per vie straordinarie. Il problema sta nella prevalente lettura antilibertaria del Coranao che si ha negli stati di fede islamica.
In attesa del "deus ex machina" di jaki che dovrebbe arrivare tra circa un mesetto...mi congedo con un bel W IL PAPA !!!!
P.S.: "Se alzerai la mano contro di me per uccidermi, io non l'alzerò su di te: io temo Allah, il Signore dei mondi. Capitolo V, 28" .
Ma dove ? In "Alice e il paese delle meraviglie "?
Jaki
Prima di concludere di leggere tutto quello che contiene questa discussione, mi distacco da essa.
Questo perchè non dimostra avere il tatto necessario nel trattare temi delicati, perchè sembra di veder trattare le persone (i mussulmani) che persone sono, come degli ESSERI, perchè stiamo arrivando a gettarci terra (dico terra perchè per colore è più simile a ciò che realmente ci tiriamo) addosso a piene mani.
Concedetemi l'estremizzazione, comunque stiamo trattando di "Mi piace più il doce o il salato". E' possibile per 2 sentieri distinti incontrarsi in qualche punto? Qualcuno c'è, e c'è anche ora ma... che vogliamo fare?
Apertura sifnifica che i Mussulmani devono chiamare il loro Dio Gesù, e noi per incontro noi dobbiamo parlare di Allah?
Se il dialogo lo si può avere lo si avrà con l'uomo Mussulmane dall'uomo Cristiano (e naturalmente viceversa). E permettetemi di dire che se uno è un muro (e qui si dice che lo sia il Mussulmano), quando poi il Cristiano si pone all'altro capo dicendo "Attento, è cattivo, è Mussulmano, è infedele", ciò non porta al dialogo, e non è più morbido di un mussulmano (generalizzando).
Per il resto, è inutile esprima nuovamente il mio pensiero.
Otterei solo frasi del Corano o oculate citazioni Bibliche alle quali non potrei rispondere con citazioni "alla mano" perchè mi ci vorrebbero alcuni giorni per trovarle, ma le troverei...
Buon proseguimento
E così rispondo al poeta e drammaturgo statunitense e al poeta e drammaturgo inglese, oltre agli altri che poeticamente e prosaicamente sono intervenuti in questa discussione.
Mi è piaciuto molto di più Eliot il tuo ultimo argomentare e i tuoi desideri in fondo sono anche i desideri di altri.
E' come quando in comunità o in famiglia ci sono delle discussioni: tutti vogliamo la stessa cosa ma la vogliamo in maniere diverse, o comunque i modi per arrivarci devono per forza di cose essere diversi. Devono perché abbiamo teste, sentimenti, percezioni ecc. diversi.
Non è che gli altri siano chiusi perché non collimano con la tua visione delle cose, perché anche tu potresti essere accusato della stessa chiusura...
E' che questa diversità in questo momento stride. Speriamo arrivi anche un momento in cui arricchisca.
L'irenismo di maniera non è quello che cerca punti di contatto, ma quello che per dialogare svende o abbassa i propri valori, ottenendo d'altra parte disprezzo. Perché il modo per farsi disprezzare dai musulmani è proprio quello di non difendere a spada tratta la propria fede e la propria cultura. Fatto questo puoi riuscire a instaurare un rapporto dialogico (forse!).
Comunque grazie a tutti per la discussione!
Per riprendere il tema iniziale posto questa notizia di Zenit di una settimana fa...
Benedetto XVI incoraggia il dialogo con i credenti nell’islam per evitare l’intolleranza e prevenire la violenza.
E’ questa la proposta che ha presentato questo giovedì ricevendo nella residenza pontificia di Castel Gandolfo i Vescovi del Benin in occasione della loro visita quinquennale “ad limina apostolorum al Papa e ai suoi collaboratori.
Nel suo discorso, preparato in francese, il Vescovo di Roma ha espresso ai presuli africani la propria “soddisfazione constatando che in genere le relazioni tra cristiani e musulmani” nel Paese “si svolgono in un ambiente di reciproca comprensione”.
“Per evitare che si sviluppino forme di intolleranza e per prevenire ogni violenza è necessario incoraggiare un dialogo sincero, fondato su un reciproco riconoscimento sempre più vero”.
Questo dialogo, ha spiegato il Pontefice, si realizza in particolare “attraverso relazioni umane rispettose, l’intesa sui valori della vita e una cooperazione reciproca in tutto ciò che è promuovere il bene comune”.
“Tale dialogo esige anche di preparare persone competenti per aiutare a conoscere e comprendere i valori religiosi che abbiamo in comune e rispettare lealmente le differenze”.
Il Benin ha sette milioni di abitanti: il 23% è cristiano, il 10% musulmano e il 65% pratica le religioni tradizionali.
Le parole del papa come al solito centrano nel segno perché è inutile rispondere alla violenza con la violenza (ad esempio con nuove Crociate ),sarebbe un po' come tentare di spegnere un fuoco aggiungendone dell'altro....ecco quindi che saggiamente il santo padre incoraggia al dialogo proprio per prevenire sopraffazioni ed intolleranze.
Mi conforta il fatto che il dialogo di cui parla il sommo pontefice non sia un concetto astratto ma si appelli al canone della reciprocità, alle relazioni rispettose, alla cooperazione per il bene comune, alle intese sui valori religiosi e al rispetto per le reciproche differenze.
Si tratta a mio modo di vedere di una forma di dialogo che solitamente è difficile da realizzare negli stati confessionali islamici ma, a quanto ci dimostra ( dandoci speranza ) questa notizia di Zenit, non impossibile.... se non altro nei paesi a minoranza musulmana dove i fondamentalismi probabilmente sono meno forti.
Wow, questa è stata la discussione con più risposte in assoluto, mi sembra!!
Poiché la discussione ha raggiunto il record di visite mi sembra brutto farla morire qui.....quindi vi posto un'intervista apparsa su Avvenire che ci richiama a Ratisbona.
Intervista ad Arrigo Petacco: «Ribalto il politicamente corretto della storiografia: nel Medioevo l’Europa frenò l’onda islamica».
[Da «Avvenire», 2 ottobre 2007]
I slam e cristianità si erano già incrociati a Ratisbona. Secoli prima del discorso di Benedetto XVI di un anno fa, al quale interessate strumentalizzazioni hanno dato coloriture improprie, proprio la città tedesca rappresentò la punta di massima avanzata dell’ondata musulmana che tentava di sommergere definitivamente l’Europa. Una coincidenza che ha catturato l’attenzione del giornalista e divulgatore storiografico Arrigo Petacco: «Incuriosito, sono andato a frugare nelle carte, per cercare di ricordare che cosa era realmente accaduto a Ratisbona. Ed è saltato fuori come quel luogo sia altamente simbolico dei rapporti tra islam e cristianità». Petacco ha convogliato le sue ricerche nel suo nuovo saggio L’ultima crociata. Quando gli ottomani arrivarono alle porte dell’Europa, in uscita oggi per Mondadori (pagine 248, euro 18,00). Un volume che, significativamente, si apre proprio con le parole di Manuele II Paleologo riportate dal papa: «Una citazione – ammette Petacco – che ignoravo.
Approfondendo, ho poi appurato che Manuele II fu l’imperatore bizantino che per più volte si era insistentemente rivolto alla Chiesa latina per ottenere un aiuto contro la minaccia musulmana. Purtroppo, Roma non rispose all’appello, e alla fine la Chiesa di Bisanzio fu fagocitata dall’islam».
Il titolo del suo lavoro si richiama espressamente all’«ultima crociata», quella combattuta sotto le mura di Vienna assediata. Eppure il termine sembra essere ancora d’attualità, frequente com’è nei discorsi degli estremisti islamici...
«Continua la retorica che identifica ’crociati’ ed ’ebrei’ con cattivo, il nemico. Ma nel mio libro io ho voluto offrire, sulle crociate, una chiave di lettura nuova. Da qualche tempo i nostri storici, in nome del politicamente corretto – che poi significa dire bugie pur di star tranquilli con tutti –, hanno messo in giro la tesi che le crociate furono una vile aggressione dei cristiani cattivi contro il pacifico popolo islamico. Invece è andata esattamente al contrario: le crociate furono la legittima reazione ispirata dalla Chiesa quando si accorse che ormai l’islam era sul punto di fagocitarsi l’Europa intera. Ci si dimentica troppo spesso che, quando Urbano II nel 1095 proclamò la prima crociata, l’avanzata islamica si era già spinta fino a Poitiers, un paio di secoli prima; che aveva occupato la Spagna; che aveva sommerso la Sicilia; che si era spinta in Calabria. Solo un secolo prima una spedizione musulmana aveva risalito il Tevere fino a devastare la basilica di San Pietro. Urbano II aveva capito che era arrivato il momento di fare qualcosa: altrimenti, sarebbe stata la fine dell’Europa cristiana. Ecco: le crociate furono sì una guerra santa, ma condotta per respingere un’altra guerra santa – la jihad – che era in atto ormai da secoli».
E Ratisbona?
«Prima di tutto, Ratisbona era la città dove aveva sede la Dieta del Sacro romano impero. E poi, la cosa più importante: proprio Ratisbona fu la punta di massima penetrazione raggiunta dalla cavalleria del sultano, nel suo tentativo di invadere l’Europa.
Quando Vienna fu cinta per la seconda volta d’assedio, nel 1683, le armate musulmane si spinsero un po’ più a nord di Vienna: fino a Ratisbona, appunto. È questo che dona un significato particolare a quel luogo».
Allora la cristianità, solcata dal recente scisma protestante, seppe reagire in modo compatto davanti alla minaccia islamica?
«L’Europa riuscì a mostrarsi unita. Oggi, purtroppo, sembra non esserne più capace, ma allora, per quanto la cristianità fosse divisa da lotte intestine, quando scattava l’allarme dell’invasione islamica il papa riusciva, bene o male, a rimetterla insieme.
Con un’eccezione: la Francia, che già allora trescava con l’islam tanto da riuscire a concludere, con Francesco I, quella che fu definita l’’empia alleanza’ di un re cattolico con il sultano. Ma gli altri Paesi cristiani, perfino l’Inghilterra, riuscirono a serrare le fila, sorretti dal collante della medesima fede».
Nel suo saggio dedica ampio spazio anche a un altro momento cruciale del plurisecolare scontro tra islam e Occidente: la battaglia di Lepanto. Un episodio che ancora ricorre frequentemente in certa retorica fondamentalista...
«Per loro fu uno scacco decisivo, il momento in cui l’onda islamica dovette rinunciare al suo sogno di cogliere la ’mela rossa’ – così era indicata, nell’immaginario collettivo musulmano, Roma, con la sua basilica di San Pietro. In effetti, se quella battaglia fosse stata vinta dall’islam la storia dell’Europa avrebbe avuto tutt’altro corso. E le nostre donne porterebbero il velo».
E l’assedio di Vienna?
«Si era nuovamente in bilico, ma anche quella volta gli islamici furono respinti. In definitiva, tutto si deve a quell’eroica figura di padre Marco d’Aviano. Un predicatore formidabile, con quelle sue omelie dove mescolava tedesco, italiano e latino eppure riusciva sempre a farsi capire. Fu lui l’anima dell’ultima crociata, con un ruolo simmetrico a quello ricoperto da Pietro l’eremita in occasione della prima. I musulmani lo chiamavano l’uomo con il pezzo di legno in mano: che sarebbe il crocifisso... Marco d’Aviano è stato una leggenda nel mondo islamico, mentre in Occidente è stato dimenticato per secoli. Curioso che ci si sia ricordati di lui solo da pochi anni.
Ma oggi, al riapparire della minaccia islamica, l’Occidente ha riscoperto il suo antico guerriero».
YEMEN, L’ALLARME DEGLI ULEMA
CONTRO I CONVERTITI CRISTIANI
di Andrea Tornielli
«Presidente, intervenga, questo è terrorismo!». Con tali sconcertanti parole un centinaio di ulema yemeniti si sono rivolti al presidente del loro Paese, Ali Abdullah Saleh, chiedendogli di prendere provvedimenti per arginare le conversioni degli islamici che abbracciano la fede cristiana. Secondo il quotidiano palestinese al-Quds al-Arabi «solo nella parte vecchia di Sanàa», la capitale dello Yemen, «negli ultimi tempi duemila musulmani si sono convertiti alla fede di Cristo». Le guide spirituali islamiche chiedono a Saleh un immediato intervento in difesa della fede musulmana yemenita. Nella missiva, indirizzata anche ai parlamentari, si legge: «Dovete assumervi le vostre responsabilità religiose e morali nei confronti delle deviazioni che si stanno diffondendo nel Paese e che si insidiano nella società yemenita». Nel mirino degli ulema sono finite anche manifestazioni durante le quali giovani hanno potuto ballare promiscuamente (contravvenendo al costume locale che impone la separazione dei sessi) e una sfilata di moda. L’obiettivo principale, rimane comunque quello dei nuovi cristiani.
L’agenzia locale Mareb Press ha intervistato un uomo yemenita che ha abbracciato la fede cristiana, anonimo per ragioni di sicurezza: «Mi sono convertito nello Yemen - ha dichiarato - facendo semplicemente il segno della croce. Ho deciso di abbracciare questa nuova fede deluso dai sermoni che ascoltavo in moschea nei quali si invitava a uccidere e a compiere atti di terrorismo. Nel cristianesimo invece è vietato invitare a uccidere il prossimo e questo mi ha convinto». Secondo l’intervistato i cristiani nello Yemen sarebbero già più di 2.500. «Almeno 700 ora vivono all’estero - ha continuato - ma ci sono intere famiglie cristiane nello Yemen con le quali siamo in contatto via Internet. I cristiani si incontrano una volta alla settimana nella casa di un fedele straniero della capitale. Ci sono dei ragazzi che diffondono il Vangelo ma lo fanno di nascosto perché la polizia non lo permette». Un altro fedele cristiano ha spiegato che i convertiti si muovono con molta discrezione, ben conoscendo i rischi a cui vanno incontro.
Tutti gli ulema interpellati sull’argomento hanno infatti ribadito che la Sharia, la legge coranica, preveda la pena di morte per gli apostati. La stessa pena per chi rinnega l’islam è prevista dal codice penale yemenita: «La pena per l’apostata è la morte - precisa l’avvocato Khalid al-Anisi - e lo stesso vale per chi viene sorpreso a diffondere un’altra religione o a incitare altri alla conversione».
Sulla vicenda è intervenuta anche la Lega Musulmana Mondiale, criticando la presenza nello Yemen di scuole straniere e di istituti all’interno dei quali si diffonderebbe il cristianesimo. Il 21 settembre scorso Benedetto XVI aveva parlato del «diritto di cambiare religione, che va garantito non soltanto giuridicamente, bensì pure nella pratica quotidiana».
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