Questa terra non è la nostra patria, essa per noi è luogo di passaggio, dal quale dobbiamo passare tra breve alla casa dell'eternità. "Poiché l'uomo se ne va nella dimora eterna" (Ecclesiaste). Dunque, mio lettore, la casa dove abiti non è casa tua, è ostello dal quale tra breve, e quando meno te l'immagini, dovrai sloggiare. Sappi che giunto che sarà il tempo del trapasso, i tuoi affetti più cari saranno i primi a cacciartene. E quale sarà la tua vera casa? Una fossa sarà la casa del tuo corpo sino al giorno del giudizio, e l'anima tua dovrà andare alla casa dell'eternità, o al paradiso, o all'inferno. Perciò ti avvisa S. Agostino: "Sei forestiero, guarda e passa". Sarebbe pazzo quel pellegrino, che passando per un paese volesse impiegare lì tutto il suo patrimonio, per comprarsi una villa o una casa che tra pochi giorni avesse poi da lasciare. Pensa pertanto, dice il santo, che in questo mondo sei di passaggio; non mettere affetto in quello che vedi; vedi e passa; e procurati una buona casa dove starai per sempre.
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Ora, piccola riflessione, il fatto di incantenarsi, o il fatto di cedere a chi offre cose che all'apparenza fanno piacere, ma in morte son rivelate per quel che sono (cioè lacci per l'eternità), non è forse una schiavitù?
Ed il fatto di rinnegare Dio, di rinnegare il proprio essere seguace di Cristo, non è di fatto parallelo alla conversione forzata all'Islam, rifiutata la quale si rischia la morte (se non si muore prima, s'intende)?
Del resto, il fascino di ciò che il mondo attuale contiene, è ciò che rapisce l'attenzione di chi si fa trovare, come da chi gira per strada, di notte, sapendo che l'invasore è nel proprio paese.
Quindi, sapendo che si è tentati, non solo giornalmente, ma ogni minuto che passa, perché ci si incantena, anche solo per due secondi - che poi possono diventare minuti, ore, finché non si forma la cattiva abitudine (dalla quale è difficile uscire) - a cose che oltre ad essere ben più temibili di una schiavitù, rendono inermi e senza forza spirituale? Chi viene messo in condizione di schiavitù può ancora opporre resistenza, magari viene torturato, maltrattato, ma gli resta la forza d'animo di rivolgersi a Dio per chiedere assistenza.
Chi invece si rende schiavo, in questo passaggio, di pellegrinaggio tra l'altro, come spera di uscirne vivo, anche con storie come "tanto poi verrà confessato; tanto è solo per stavolta; tanto non faccio del male a nessuno" ?
E soprattutto, quante bestialità si sono giustificate schiavizzando l'intera coscienza collettiva col "ognuno è libero di fare quel che vuole e vivere come gli pare, tanto non fa male a nessuno" ? Non è forse questa la schiavitù più potente e peggiore? E' pacifismo, o è menefreghismo? A me sembra più la seconda, ed è tra l'altro un menefreghismo interessato (paradosso). Finché fai ciò che a me sta bene, sei libero di vivere come ti pare. Così ragionano quelli che fanno il culto del menefreghismo interessato, libertà per tutti, anche per le porcate, purché non mi vengano a toccare l'orticello.
Non mi pare che Cristo abbia lasciato questo come insegnamento, eppure viene portato come baluardo, come timbro da apporre al proprio pensiero, per dare ad esso un valore che evidentemente, nè ha, nè ha mai avuto, nè mai avrà.
E una volta terminato questo viaggio, breve, brevissimo, in questa terra dove siamo per l'appunto di passaggio, cosa ci lascia il menefreghismo interessato, se non una amarezza che non finirà mai, catene che non si spezzeranno, anzi, a cui noi brameremo di esser legati, per poter meglio accendere il nostro odio?
Così è di chi fa prigionieri gli altri e sè stesso, fregandosene sia del futuro, che non mettendo in conto l'eternità. Sono due parole, due soltanto, "sempre" e "mai".
Riflessione conclusa, per ora. A voi.
EDIT: Nota importante, ho sbagliato l'autore. I pensieri sono di S.Alfonso Maria de' Liguori
Aiuto. Le Catechesi di Benedetto sono più brevi!!!
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