Siamo vicini a quello che tutti noi cattolici temiamo? Che dopo quanto successo con Eluana si passi all'eutanasia, legiferando in materia?
Spero di no, anche se lo temo molto.
Da Avvenire.it
Uno strano caso giudiziario
Una linea retta che all’improvviso impazzisce. E viene non solo deviata, ma completamente ribaltata con un colpo poderoso, che le imprime una direzione esattamente inversa a quella fin lì percorsa e che si collocava nella tutela costituzionale del diritto alla vita.
È il diagramma della vicenda giudiziaria di Eluana Englaro avviata 10 anni fa dal padre Beppino, che ha sempre chiesto di interrompere l’alimentazione effettuata via sondino nasogastrico. Nei primi sette anni ha collezionato sette sentenze contrarie in altrettanti tribunali della Repubblica di ogni ordine e grado. Finché gli stessi principi contenuti nella nostra Carta e per anni ritenuti validi per non concedere al padre l’autorizzazione a sospendere l’alimentazione, vengono improvvisamente capovolti nella sentenza dell’ottobre 2007 della prima sezione civile della Cassazione che con una singolare intepretazione riapre il caso, rinviandolo in Corte d’appello a Milano.
Da lì inizia il percorso a tappe che ha portato la giovane donna fino alla casa di riposo «La quiete» di Udine: il lunghissimo decreto della prima sezione civile della Corte d’appello milanese del luglio 2008 che autorizza il distacco del sondino e descrive con dovizia di particolari le fasi che dovranno portare alla morte della giovane.
Altri due passaggi successivi si collocano sulla stessa linea e dal punto di vista giudiziario chiudono la questione: il no della Cassazione del 13 novembre 2008 che respinge a sezioni unite il ricorso della Procura generale ambrosiana, dando l’ultimo via libera alla fine dell’alimentazione di Eluana. E la delibera del Tar regionale lombardo che cancella l’ordinanza della giunta Formigoni che aveva vietato agli istituti sanitari di Lombardia di accogliere la donna per l’esecuzione della sentenza.
Sette no delle toghe contro un si, in sostanza. E altri tre pronunciamenti che spalancano la porta e oliano il percorso che porta Eluana a Udine. Non basta riassumere, occorre esaminare bene non solo l’iter giudiziario, ma conoscere meglio chi ha scritto decreti e sentenze. Perché la vicenda di Eluana Englaro, come fanno capire gli orientamenti espressi da alcune delle toghe coinvolte, introduce l’eutanasia a colpi di sentenze in Italia in assenza di una legge.
L'inizio di tutto. Partiamo dagli anni immediatamente successivi al drammatico incidente d’auto del 18 gennaio1992 a Lecco, nel quale, per un grave trauma cranico, la ventunenne Eluana viene rianimata, ma cade in stato vegetativo. Per la nutrizione le viene applicato il sondino. La giovane nel frattempo viene interdetta e, nel 1997, il padre viene nominato tutore. L’anno prima Beppino ha incontrato il neurologo Carlo Alberto Defanti, membro della laica consulta di bioetica, e lo porta nella clinica di Lecco a visitare la figlia. Egli sostiene l’irreversibilità delle condizioni di Eluana che, in quello stato, lo ha ripetuto anche in questi giorni, non sente più nulla e vive alla stregua di un vegetale. È sempre Defanti l’autore delle perizie del 1996 e del 2002, accolte dalla Corte d’appello di Milano lo scorso luglio.
Papà Englaro avvia a fine anni '90 la lunga battaglia legale per sospendere la nutrizione. Lo ispirano le convinzioni di medici e scienziati della Consulta, per i quali il sondino si configura come vero e proprio accanimento terapeutico e non un atto dovuto. È uno dei cardini sui quali si giocherà la battaglia nelle corti.
Le prime tappe, i primo «no». Il primo tentativo risale al 1999. Il 19 gennaio il padre-tutore chiede per via giudiziaria l’autorizzazione all’interruzione dei trattamenti vitali. Ovvero, sospendere l’alimentazione. La giovane, secondo il padre, si troverebbe infatti in uno stato contrario alle proprie volontà. Avrebbe espresso a genitori e ad amici qualora si fosse trovata in uno stato simile al coma, la volontà di morire. Ma il ricorso si conclude con il rigetto dell’istanza da parte del Tribunale di Lecco il 2 marzo 1999. Per i magistrati lecchesi non si può rifiutare l’alimentazione perché non è assimilabile a una cura. Nove mesi dopo arriva la conferma a opera della Corte d’Appello di Milano. Che il 31 dicembre 1999 scrive: «deve considerarsi l’assoluta prevalenza del diritto alla vita». Beppino Englaro non demorde. Ricomincia l’iter giudiziario per rifiutare l’alimentazione alla figlia. Ma ancora senza successo, perché la linea della magistratura lecchese non cambia. Al nuovo tentativo del tutore di ottenere l’autorizzazione a sospendere alimentazione e idratazione, fa seguito il rigetto del Tribunale il 20 luglio 2002. Confermato ancora una volta in Corte d’Appello a Milano il 18 dicembre 2003.
«Il ruolo giuridico del tutore – sostengono stavolta i giudici – non è compatibile con la compromissione del valore supremo della vita, la cui difesa è sottinteso generale dell’intero ordinamento giuridico». Contro la decisione, Englaro presenta ulteriore ricorso a Roma, in Cassazione. Ma anche la Suprema Corte, il 20 aprile 2005, respinge l’istanza perché manca «ogni contraddittorio sul miglior interesse della tutelata e impone la nomina di un curatore speciale che la rappresenti nella richiesta relativa alla sospensione dei trattamenti alimentati». In sostanza, in quanto semplice tutore e non curatore speciale dell’interesse di sua figlia, Beppino non può chiedere la sospensione delle cure.
Entra allora in scena uno dei protagonisti della svolta, l’avvocato Franca Alessio, nominata curatrice speciale. Lecchese, studio nella centralissima via Roma, dovrebbe fare lei da contraltare alle richieste di papà Englaro, tutelando gli interessi dell’assistita. Formalmente lui è reclamante e lei resistente. Ma il legale presta adesione alle istanze del tutore e collabora con il padre nel recuperare ad esempio le testimonianze delle tre amiche, alle quali Eluana avrebbe confidato in diversi momenti di preferire la morte allo stato vegetativo.
«Eluana mi ha parlato di Alessandro, un suo amico in coma per un incidente di moto. Mi aveva confidato che secondo lei era meglio se fosse morto perché quella non poteva considerarsi vita». Così testimonia Francesca Dall’Osso, oggi avvocato a Lecco. Altri episodi sono raccontati da Laura Portaluppi e Cristina Stucchi. C’era anche un quarto amico che è stato ascoltato, Nicola Brenna, anch’egli avvocato a Lecco. Ma la sua testimonianza non è stata messa agli atti. Ci risulta che a lui Eluana non avrebbe detto nulla al riguardo. Tuttavia le testimonianze non producono ancora esiti. La Corte d’Appello di Milano con il decreto del novembre 2006 conferma quanto già deciso dal Tribunale di Lecco l’anno prima e dichiara inammissibile il ricorso perché «nel caso di un paziente non più in grado di intendere e volere, occorre verificare la sua pregressa volontà». Qualora questa non sia certa, deve essere effettuato un bilanciamento tra diritto all’autodeterminazione e diritto alla vita che, «in base a dati costituzionali e normativi deve risolversi a favore del diritto alla vita e non della morte del soggetto».
Il 16 ottobre 2007: tutto cambia. Arriva il 16 ottobre del 2007. Data importante. A Roma accade qualcosa di nuovo e sorprendente: ribaltando la sentenza del 2005, la Sezione prima civile della Suprema corte, presieduta da Maria Gabriella Luccioli, annulla il decreto della Corte d’Appello del 2006 e rinvia tutto a un nuovo processo, sostenendo che il giudice può, su istanza del tutore, autorizzare la sospensione in presenza di due circostanze. Primo, la condizione di stato vegetativo del paziente apprezzata clinicamente come irreversibile e l’accertamento, sulla base di elementi tratti dal vissuto del paziente, che questi, se cosciente, non avrebbe prestato il suo consenso alla continuazione del trattamento.
Secondo i resoconti giornalistici, nulla lascia presagire l’esito finale. Anzi. Il sostituto procuratore generale nella sua requisitoria Caliendo, chiedendo il rigetto del ricorso di Englaro, ha esposto le argomentazioni accolte per sette anni dai tribunali: «Il trattamento al quale è sottoposta Eluana è difficile da qualificare come sanitario, in quanto si tratta soltanto della somministrazione del nutrimento. Il nostro ordinamento tutela più di ogni altra cosa, il valore supremo rappresentato dal bene della vita, ancor più del valore della dignità umana: la decisione se vivere e morire e come vivere e morire deve essere lasciata alle persone direttamente interessate e non ad altri».
Ma la presidente Maria Gabriella Luccioli, prima donna ad arrivare alla Suprema Corte e a ricoprire quella carica tra gli ermellini, vuole innovare. Come scrive il Corriere della Sera dell’11 luglio 2008, nella sua carriera ha già riscritto il diritto di famiglia a colpi di sentenze, probabilmente ora tocca al fine vita. E quel giorno di autunno ribalta tutto, sostenendo di attenersi al dettato costituzionale che tutela il diritto del paziente di non curarsi, in questo caso prevalente su quello alla vita. Il magistrato però dichiara, sempre al quotidiano milanese, quali sono gli obiettivi politici: «In effetti non esiste in Italia una legge sul testamento biologico, ma spetta ai parlamentari decidere cosa fare. Noi magistrati abbiamo fatto il nostro, non potevamo fare altrimenti. Adesso il legislatore faccia il suo. Se vuole».
A ruota la "sentenza" della Corte d'Appello di Milano. Le linee di indirizzo del procedimento ora sono cambiate. La sentenza del 9 luglio 2008 si inserisce nel nuovo solco. Primo, si accolgono solo le perizie mediche di Defanti che accertano l’irreversibilità di Eluana, senza ulteriori accertamenti. Soprattutto, viene autorizzata dalla corte presieduta da Giuseppe Patrone la sospensione dell’alimentazione, attenendosi alla raccomandazione della Cassazione di tenere conto, nella determinazione delle volontà di Eluana, «della sua personalità del suo stile di vita, delle sue inclinazioni, dei suoi valori di riferimento e delle sue convinzioni etiche, religiose, culturali e filosofiche». Quelle prove orali giudicate in precedenza generiche e insufficienti, divengono ora attendibili e indicative della volontà della paziente. Questa è la novità. Di conseguenza, davanti al prevalere della volontà, passa in secondo piamo il fatto che l’alimentazione non sia un atto terapeutico.
Il modo di determinare la volontà di morire con testimonianze lontane nel tempo è un’anomalia, commentano diversi giuristi, dato che nella nostra giurisprudenza la forma scritta è l’unica garanzia per una più certa formulazione della volontà.
La stessa Suprema Corte, ad esempio, nell’ambito del diritto di non curarsi di pazienti testimoni di Geova, ha riaffermato l’obbligo del medico di salvare la vita, anche contro la volontà del soggetto e le sue credenze religiose. In queste decisioni si legge che qualora il paziente si trovi in stato di incoscienza, la manifestazione del «non consenso» a un determinato trattamento sanitario, ancorché salvifico, dovrà ritenersi vincolante per i medici soltanto se contenuta in «una dichiarazione articolata, puntuale ed espressa, dalla quale inequivocabilmente emerga detta volontà».
Torniamo a Eluana .Siamo alle fasi finali della maratona giudiziaria. In agosto la Procura Generale ricorre in Cassazione contro il verdetto . Il 3 settembre la Regione Lombardia, rispondendo a una lettera di diffida dei legali della famiglia Englaro, afferma che il personale sanitario lombardo non può interrompere i trattamenti vitali per la paziente.
La Cassazione «si lava le mani». Il 13 novembre la Cassazione respinge il ricorso del procuratore milanese autorizzando definitivamente i medici a sospendere l’alimentazione. Il 26 gennaio 2009 il Tar lombardo si pronuncia contro la giunta regionale: non si può vietare alle strutture della regione di sospendere l’alimentazione, come previsto dalla Cassazione. È interessante notare che uno dei magistrati del Tar, Dario Simeoli, estensore della decisione in un articolo sulla rivista "Giustizia civile" del 2008 ha già affrontato il caso Englaro elogiando la sentenza della Cassazione perché prefigurava l’eutanasia passiva. Le norme impongono l’astensione dal giudizio in questi casi. Perché allora ha scritto la delibera? Resta uno dei quesiti da chiarire nella lunga e strana vicenda di Eluana nelle nostre aule giudiziarie.
Paolo Lambruschi
Quello che e' successo e' un omicidio volontario aggravato dal fatto che a compierlo e' stato un padre nei confronti di una figlia.... Non ho parole per esprimere il mio dolore per questa morte cosi assurda che poteva essere evitata, infatti Eluana viveva benissimo senza medicine, aveva bisogno, come ogni essere umano, solo di mangiare e bere Ma come si puo' dico io di decidere sulla vita degli altri????Come una persona puo' dire "non datele piu acqua e cibo?" Ma secondo voi Eluana non ha sofferto piu' in questi giorni, piuttosto che nei 17 anni di coma???' In questi 17 anni e' stata amata e accudita da delle suore, ma perche' non e' stata lasciata a loro??? EH no invece si e' voluto ammazzarla, tohliamola di mezzo perche' e' un peso, io non ci credo che lei ha detto che non voleva stazre in quella situazione... spero di sbagliarmi.. cmq sta di fatto che una persona e' morta, e la cosa che mi fa piu' rabbia e' che noi esseri umani non capiamo che la vita non e' nostra ma di Nostro Signore...
PERDONACI ELUANA PER IL MALE CHE TI ABBIAMO FATTO...
Io direi che forse è il caso di fare silenzio e che la storia di questa ragazza è stata già abbastanza strumentalizzata...dall'Italia intera e dalla stampa internazionale.
Io ho un mio parere in merito a questa storia, e non ho la pretesa che sia il solo giusto, il solo perfetto! Ma quello che ritengo obiettivamente vero è questo: NESSUNO ha il diritto di giudicare ciò che è stato fatto, NESSUNO ha il diritto di giudicare un padre per quello che ha fatto a sua figlia, NESSUNO ha il diritto di affermare con certezza ciò che quella ragazza poteva o non poteva sentire...
facile parlare da esterni, da persone che hanno visto sui tg e sulle trasmissioni televisive la foto di una giovane nel fiore degli anni con un mega sorriso stampato in faccia...non possiamo nemmeno immaginare cosa possa aver provato il padre, cosa possano aver provato amici e parenti non vedendo più quel sorriso così gioioso e pieno di vita!
NON DICIAMO COSE PER PARTITO PRESO O DI CUI POTREMMO PENTIRCI! LADDOVE NON CI SI PUO' SCHIERARE, MEGLIO ESPRIMERE UN PARERE, MA NON UNA STUPIDA CERTEZZA!
Facciamo una cosa...
Rispondi alla domanda:
E' giusto dare la morfina ai malati terminali per non fargli sentire alcun dolore?
Allora tu lo sai che la morfina, anche in quelle dosi, tende a inibire i centri per la respirazione???
E allora, non è una sorta di eutanasia somministrare morfina a un malato terminale??? Lo stanno uccidendo lo stesso...quindi anche in quei casi dovremmo far morire le persone tra atroci dolori solo perchè nemmeno in casi ESTREMI possiamo alleviare le sofferenze di una persona?
Luca il tuo ragionamento di fondo è sbagliato. Dare morfina a una persona per alleviarne il dolore significa permettergli l'esistenza in maniera tranquilla nonostante il suo stato grave, fino al suo trapasso. Non è eutanasia. Eutanasia è quando sedativi e antidolorifici vengono dati in dosi tali da provocare la morte.
Non mi avete capito...
Intendo dire: dove sta la differenza tra togliere un sondino a una persona che da 17 anni non si è mai mossa, nemmeno solo muovendo gli occhi, da un letto d'ospedale e dare la morfina a un malato terminale con la consapevolezza che oltre a coprire il dolore andrà a rendere sempre più difficile l'atto della respirazione fino a inibirne completamente i centri?
Mi dispiace ma io non vedo alcuna differenza!
Di conseguenza se andiamo a vedere fino in fondo, una cosa che voi avete considerato positiva è per principio molto simile alla storia di cui stiamo discutendo.
Ognuno può fare le dovute conclusioni, le proprie considerazioni, ma credo che tutti abbiamo il dovere di ASTENERCI DA QUALSIASI GIUDIZIO!
ieri sera questo argomento è venuto fuori alla nostra riunione.
la conclusione a cui siamo giunti è questa:
"noi nn siamo in grado di prevedere e comprendere la volontà di Dio, e non spetta a noi giudicare che cosa lui consideri giusto o sbagliato, quindi non spetta a noi giudicare l'operato dell'uomo".
possiamo dare un parere, non un giudizio.
Se fossi in quella situazioone so cosa farei! Nulla! Non potrei!
In quella situazione Eluana non c'era. Non ditemi che poteva avere desideri o sentimenti perchè non poteva averli. Era fisicamente bloccata da 17 anni dal collo in giù a causa di una frattura (oltre a tutto il resto). Dopo 17 anni, si fosse svegliata, avrebbe avuto cervello in pappa e paralisi dal collo.
Il discorso si sposta quindi sulle decisioni prese da altri, ma nemmeno su questo so cosa direi. Non sono in grado. Non sono in grado di dire come starei se mia madre o padre stessero nelle sue condizioni. Vivere in attesa di una morte non è vista ne per il moribondo ne per il "sano"... Ma in quella situazione non so... Ne se saprei essere così forte da vivere quell'agonia... Ne se sarei così forte da lottare per porne fine. Sono certo di NON AVERE CERTEZZE!
Per ora so solo cosa penso del discorso politico che si è venuto a create attorno, che tende a farmi un pò schifo perchè sta storia è vissuta in un modo pessimo... irrispettoso.
Ora la storia andrebbe chiusa e si dovrebbe spostare il discorso sulla possibile "legge" di cui si parla.
Il discorso si allarga sulla tragedia vissuta dai malati di S.L.A.! Quella per me è una tragedia maggiore della vicenda di Eluana. Una statua col cervallo... terribile!
Comunque...
Il discorso di fondo sta solo in una frase:
"La vita non e' nostra ma del Signore nostro Dio" e in questo caso Eluana non e' morta per mano di Dio ma per mano dell'uomo....
Io continuo a ribadire il mio pensiero.....e nessuno mi potra' mai far cambiare idea....
Son contenta che ci sia questo progetto di legge che vieta di non somministrare pane e acqua alle persone in questo stato, se una persona deve morire e' giisto che muoia perche' Dio ha voluto che morisse non perche' l'uomo vuole che muoia...
Per quanto riguarda i genitori, che Dio perdoni loro quello che hanno fatto...
ma che diritto abbiamo noi di giudicare e criticare?
non credo che quell'uomo sia felice adesso, non credo che lo sia mai stato negli ultimi 17 anni.
ma non spetta a noi giudicare, e tantomento condannare!
Io non riesco ad essere così radicale...avrò una sensibilità diversa, non so...
comunque ricordate questo:
"Non giudicate, e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati [...] Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca?"
Non è questione di essere radicali o meno. Quanto al fatto di non giudicare, va ricordata un'altra frase di Nostro Signore, ed è questa "Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!", e si tratta, a proposito dell'atto di giudicare, di chiamare bene il bene e male il male, e non il contrario.
Se l'apparenza è quella di un padre che ha fatto un favore alla figlia, lo devo dire, si sta prendendo una cantonata colossale.
Poi non ho iniziato la discussione solo per dibattere di Eluana e sulla sua triste fine, ma per chiedere. Tra quanto ci saranno leggi vere e proprie che legifereranno su eutanasia e testamento biologico?
Ritengo non ci voglia molto, questo è un pericoloso precedente.
E non lo dico solo io, lo dice anche il mio psichiatra, che non è proprio un topo di sagrestia.
Leggi di questo genere vanno fatte, perchè ormai con il fatto che la tecnologia può arrivare a modificare, prolungare o accorciare la vita dell'uomo è necessario porre dei limiti e delle regole ben chiare. L'importante è che tengano conto delle esigenze di tutti. E non mi riferisco solo a casi come quello di Eluana Englaro, ma per esempio anche a ciò che riguarda gli embrioni e le fecondazioni assistite.
Vi inviterei sempre a confrontare fonti d'informazioni multiple: purtroppo come cattolici non è che abbiamo molto e la dominante nella cultura e nell'informazione è orientata a riportare le avanguardie radical-chic del nostro tempo.
Alcune domande per spingervi a riflettere:
1) Chi di voi ha deciso il quando e il come della propria nascita?
2) La pena di morte è giusta o sbagliata: perché? A chi va applicata?
3) Su quali mezzi di informazione basate le vostre "opinioni" in merito a Eluana?
4) Qual'era la pubblicità in prima pagina del Corriere di ieri?
5) Quante sentenze avverse ci sono state prima di una favorevole alla sospensione del cibo e dell'acqua per Eluana. Conosci le motivazioni?
6) Quanto tempo ha passato il padre con Eluana in questi 17 anni?
E dal giorno del "ricovero" a Udine?
7) Hai confrontato le dichiarazioni di Carlo Antonio Defanti e Marinella Chirico?
E le suore?
8) Dall'autopsia come è risultato il cervello di Eluana?
9) I menomati, gli handiccapati sono meno persone degli altri?
10) Hai mai curato/assistito un malato grave o impedito?
Ci sarebbe parecchio altro da scrivere, ma mi fermo qui.
Io provo a rispondere:
1) Nessuno ha scelto il quando e il come della mia nascita
2) La pena di morte è sbagliata, indipendentemente dagli sbagli che una persona può commettere sarebbe inutile e stupido toglierle la vita: non sarebbe una punizione!
3) Bè, giornali, diversi tipi di giornali, trasmissioni televisive trasmesse dalla maggior parte dei canali che il digitale intercetta (anche France 24) e ovviamente le baso sul mio modo di vedere i fatti
4) Questa non la so
5) Molte. Una motivazione era che non c'erano prove certe circa la sua volontà
6) A quanto ho capito abbastanza poco
7) Discordanti: si va dalla pelle liscia e morbida a una persona devastata
8) Normali condizioni, ma non è detto che fosse ugualmente funzionante
9) Assolutamente no! Sono persone come tutti
10) No non l'ho mai fatto, ma la strada che sto seguendo mi porterà a farlo un giorno
Questa è una sintesi di ciò che so e penso. Io ho forgiato la mia opinione su quello che ho sentito e su quelli che sono i miei principi. Ovviamente è riduttivo parlarne in questa sede perchè ne avrei da dire...ma indipendentemente dal fatto che la mia opinione sia giusta o meno (e anzi non pretendo assolutamente che sia giusta, ma pretendo che se ne riconosca almeno un fondo di verità, che è riscontrabile anche in quella contraria), penso che nessuno abbia il diritto di giudicare chi è stato coinvolto nella vicenda. E non possiamo nemmeno dire che sarebbe stato meglio rimanere nell'incertezza, perchè le scelte vanno compiute, nel bene e nel male. L'incertezza non è compatibile con la vita, con l'etica professionale, con i sentimenti: dobbiamo essere in grado di saper scegliere e non affondare nelle incertezze. Se ognuno dovesse guardare sempre e solo alle proprie incertezze...bè, non riesco a immaginare cosa potrebbe succedere!
come luca provo a rispondere.
1) non ho scelto quando nascere ne come ne dove
2)la pena di morte è sbagliata perchè non è una soluzione, non è una punizione, anzi, sono dell'idea che le persone che vengono condannate per omicidio, abuso su minore ecc (che sono quasi sempre le cause per cui, soprattutto negli stati uniti, si viene condannati a morte) la pena più terribile sia proprio la vita ed i rimorso per ciò che si è fatto.
3)le mie "opinioni" su Eluana si basano sui miei principi ed ideali prima di tutto, sulle mie esperienze personali, e sui mezzi di informazioni a disposizione, quali giornali, telegiornali ed internet (che ha quasi sempre una visione più oggettiva delle cose e non strumentalizzata dalla politica).
4) non lo so
5) le sentenze precedenti sono state molte, praticamente tutte quelle che la legge mette a disposizione del cittadino: primo grado, secondo grado, cassazione ecc. Per quanto riguarda le motivazioni, non era chiara la volontà del soggetto (Eluana) di non voler subire accanimento terapeutico, ma c'era dall'altra parte un articolo della costituzione (che nn viene quasi mai citato) che sostiene che nessuno può essere sottoposto a cure mediche senza la sua espressa volontà. In realtà già questo è "testamento biologico", anche se praticamente nn viene mai citato nè tantomeno utilizzato.
6)Da quello che avevo letto in un'intervista al padre di Eluana, lui ha passato molto tempo con lei dopo l'incidente, poi anche la madre della ragazza si è ammalata e si è diviso tra le due donne. Nei giorni passati ad Udine c'è stato veramente poco, un pò perchè la moglie è peggiorata, un pò (penso io) per non dover assistere..
7) Non le ho confrontate con attenzione, ma so che sono discordarti in più punti.
8) é risultato "normale" per le condizioni in cui era, cioè, danneggiato dopo l'incidente in alcune sue parti essenziali, quelle che regolano la mobilità e la parola ad esempio, ma questo non significa che ad un eventuale risveglio avesse funzionato anche il resto.
9) Assolutamente no, anzi, hanno spesso una sensibilità ed un amore per gli altri che i
cosiddetti "normali" non hanno.
10) Mi è capitato di assistere persone che stavano male, ma nn so dire se si possono definire gravi.
Non ho la presunzione di credere di avere la risposta giusta, di essere l'unica ad aver veramente capito tutto, anzi. Come ho già detto, la volontà del Padre non è semplice da comprendere, e l'unica cosa che si può fare ora è non giudicare, perchè non ne abbiamo nè il diritto nè le capacità.
Io DA PARTE MIA HO SOLO UNA RISPOSTA CHE ESTENDO A TUTTI I CRISTIANI, CIOE' PENSO CHE OGNI CRISTIANO SIA ACCOMPAGNATO DA QUESTO PENSIERO...
"LA MIA VITA NON E' MIA DA DI DIO, PERCHE' E' LUI CHE HA VOLUTO CHE NASCESSI E LUI DECIDERA' QUANDO DEVO MORIRE, TUTTO QUELLO CHE MI CAPITERA' IN QUESTA VITA SARA' OPERA SUA"
PEER QUANTO MI RIGUARDA SE DOVESSI DIVENTARE " UN VEGETALE" COME ELUANA NON PERMETTERI MAI CHE MI VIETASSERO PANE E ACQUA...MA CMQ SONO DISPOSTA A MORIRE SE E SOLO SE SO CHE I MIEI ORGANI POSSONO FAR VIVERE ALTRE PERSONE
QUESTO E' IL MIO PENSIERO...
E' giusto che il cammino cominciato verso un testamento biologico continui.
Con ciò non dico che sia giusto una scelta o un'altra, non oso pormi al di sopra di nessuno (uomo o divino). So che però ognuno ha diritto di scegliere. Scegliere di vivere, morire, stare in situazioni "ibride"... Abbiamo avuto da Dio il Libero Arbitrio che ci concede di fare il bene o il male "pagando" poi quelle che sono state le nostre scelte. Io non toglierò mai a nessuno la possibilità di "gestire da se" la propria vita. Dio non lo fa e dovrei farlo io? Parlo di scelte riguardanti SE STESSI, non scelta sulla vita altrui.
Per chi dice che "La vita è di Dio" etc etc... Io lo so, voi lo sapete e lo crediamo... Ma non siamo tutti sulle stesse lunghezze d'onda. Io non impongo le mie credenze e il mio pensiero. Ma ciò non significa che non sia saldo ciò in cui cedo...
Per inciso... La spina io non me la stacco...
Personalmente lascio a Dio ogni potere sulla vita e sulla morte. Non compete all'uomo decidere se, quando e come far nascere o morire qualcuno. Tanto meno stabilire quali siano le condizioni di vita "ideali".
Ho avuto occasione di prestare opera di volontariato ospedaliero, per alcuni anni, accanto a malati terminali. Vi assicuro che fra tante persone che ho avvicinato, non mi è mai capitato nessuno che abbia manifestato il desiderio di morire. Ciò che un malato chiede è che gli venga alleviata la sofferenza, questo sì. Attaccamento alla vita e speranza di guarigione, anche contro ogni speranza umana, questa è l'eredità che ho raccolto.
Eluana è morta, purtroppo: giustizia è fatta, saranno contenti... Ma l'argomento non è affatto esaurito, anzi. Proprio in questi giorni in cui si sta discutendo sul disegno di legge in materia di testamento biologico (o fine vita, come qualcuno la definisce), noi cattolici siamo chiamati a pronunciarci in maniera decisa, inequivocabile, anche per dare un orientamento a chi è cattolico ma non ha le idee ben chiare.
Sintetizzo in questo modo: no all'accanimento terapeutico, sì ad ogni forma di terapia a favore della vita, comprendendo, ovviamente, idratazione e alimentazione.
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