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Benedetto XVI dice.... - Forum Mercede.it
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> Benedetto XVI dice...., pensieri del Santo Padre
Vanda
messaggio May 22 2011, 08:38 PM
Messaggio #41


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LA VIA AL PADRE E’ LASCIARSI GUIDARE DA GESU’

(Regina Caeli del 22 maggio 2011)

Per arrivare a Dio Padre bisogna lasciarsi guidare da Gesù. Il Vangelo della Quinta Domenica di Pasqua propone un duplice comandamento sulla fede: credere in Dio e credere in Gesù. Il Signore, infatti, dice ai suoi discepoli: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”.

Non sono due atti separati, ma un unico atto di fede, la piena adesione alla salvezza operata da Dio Padre mediante il suo Figlio Unigenito. Il Nuovo Testamento ha posto fine all’invisibilità del Padre. Dio ha mostrato il suo volto.

Con la sua incarnazione, morte e risurrezione, infatti, Gesù ci ha liberati dalla schiavitù del peccato per donarci la libertà dei figli di Dio e ci ha fatto conoscere il volto di Dio che è amore: Dio si può vedere, è visibile in Cristo.

Solo credendo in Cristo, rimanendo uniti a Lui, i discepoli, tra i quali siamo anche noi, possono continuare la sua azione permanente nella storia.

La fede in Gesù comporta seguirlo quotidianamente, nelle semplici azioni che compongono la nostra giornata. Di continuo Egli bussa sommessamente alle porte dei nostri cuori e, se gli apriamo, lentamente ci rende capaci di vedere.

Per i cristiani, per ciascuno di noi, dunque, la Via al Padre è lasciarsi guidare da Gesù, dalla sua parola di Verità, e accogliere il dono della sua Vita.

L’impegno di annunciare Gesù Cristo, la Via, la Verità e la Vita, costituisce il compito principale della Chiesa. Invochiamo la Vergine Maria perché assista sempre i Pastori e quanti nei diversi ministeri annunciano il lieto Messaggio di salvezza, affinché la Parola di Dio si diffonda e il numero dei discepoli si moltiplichi.

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Vanda
messaggio Jul 10 2011, 01:03 PM
Messaggio #42


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GESU’, VERA “PARABOLA DI DIO”, NON CI COSTRINGE A CREDERE, MA CI ATTIRA A SE’

(Castel Gandolfo, Angelus del 10 luglio 2011)

La vera ‘Parabola’ di Dio è Gesù stesso, la Sua Persona che, nel segno dell’umanità, nasconde e al tempo stesso rivela la divinità. In questo modo Dio non ci costringe a credere in Lui, ma ci attira a Sé con la verità e la bontà del Suo Figlio incarnato: l’amore, infatti, rispetta sempre la libertà.

Riferendosi al Vangelo della domenica XV, anno, A, che riporta la parabola del seminatore (Matteo 13, 1-23), il Papa si è soffermato sul “metodo” della parabola nella predicazione di Gesù: “Perché a loro parli con parabole?” – domandano i discepoli (Mt 13,10). E Gesù risponde ponendo una distinzione tra loro e la folla: ai discepoli, cioè a coloro che si sono già decisi per Lui, Egli può parlare del Regno di Dio apertamente, invece agli altri deve annunciarlo in parabole, per stimolare appunto la decisione, la conversione del cuore; le parabole, infatti, per loro natura richiedono uno sforzo di interpretazione, interpellano l’intelligenza ma anche la libertà.

Per il Pontefice, la parabola del seminatore è “autobiografica”, perché “riflette l’esperienza stessa di Gesù, della sua predicazione: Egli si identifica con il seminatore, che sparge il buon seme della Parola di Dio, e si accorge dei diversi effetti che ottiene, a seconda del tipo di accoglienza riservata all’annuncio. C’è chi ascolta superficialmente la Parola ma non l’accoglie; c’è chi l’accoglie sul momento ma non ha costanza e perde tutto; c’è chi viene sopraffatto dalle preoccupazioni e seduzioni del mondo; e c’è chi ascolta in modo recettivo come il terreno buono: qui la Parola porta frutto in abbondanza”.
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Vanda
messaggio Jul 31 2011, 06:41 PM
Messaggio #43


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NEL MISTERO EUCARISTICO NASCE IL SERVIZIO DELLA CARITA’

(dall'Angelus del 31 luglio 2011)

Il Vangelo di questa domenica descrive il miracolo della moltiplicazione dei pani, che Gesù compie per una moltitudine di persone che lo hanno seguito per ascoltarlo ed essere guariti da varie malattie.

Il miracolo consiste nella condivisione fraterna di pochi pani che, affidati alla potenza di Dio, non solo bastano per tutti, ma addirittura avanzano, fino a riempire dodici ceste.

Il Signore sollecita i discepoli affinché siano loro a distribuire il pane per la moltitudine; in questo modo li istruisce e li prepara alla futura missione apostolica: dovranno infatti portare a tutti il nutrimento della Parola di vita e dei Sacramenti.

In questo segno prodigioso si intrecciano l’incarnazione di Dio e l’opera della redenzione. Gesù, infatti, scende dalla barca per incontrare gli uomini.

Il Signore ci offre qui un esempio eloquente della Sua compassione verso la gente. Cristo è attento al bisogno materiale, ma vuole donare di più, perché l’uomo è sempre affamato di qualcosa di più, ha bisogno di qualcosa di più. Nel pane di Cristo è presente l’amore di Dio; nell’incontro con Lui ci nutriamo, per così dire, dello stesso Dio vivente, mangiamo davvero il «pane dal cielo».

Nell’Eucaristia Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella. Nasce così intorno al Mistero eucaristico il servizio della carità nei confronti del prossimo.

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Vanda
messaggio Aug 7 2011, 06:00 PM
Messaggio #44


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IL SIGNORE CI VIENE INCONTRO PER PORTARCI ALLA SUA ALTEZZA

(dall’Angelus de 7 agosto 2011)
Commento al vangelo della domenica (XIX durante l’Anno A), che presenta il miracolo della tempesta sedata e il salvataggio di Pietro dalle acque.

E’ un episodio del quale i Padri della Chiesa hanno colto una grande ricchezza di significato. Il mare simboleggia la vita presente e l’instabilità del mondo visibile; la tempesta indica ogni sorta di tribolazione, di difficoltà, che opprime l’uomo. La barca, invece, rappresenta la Chiesa edificata su Cristo e guidata dagli Apostoli. Gesù vuole educare i discepoli a sopportare con coraggio le avversità della vita, confidando in Dio, in Colui che si è rivelato al profeta Elia sull’Oreb nel ‘sussurro di una brezza leggera’.

Sant’Agostino, immaginando di rivolgersi all’apostolo, commenta: il Signore ‘sì è abbassato e t'ha preso per mano. Con le tue sole forze non puoi alzarti. Stringi la mano di Colui che scende fino a te’. Pietro cammina sulle acque non per la propria forza, ma per la grazia divina, in cui crede, e quando viene sopraffatto dal dubbio, quando non fissa più lo sguardo su Gesù, ma ha paura del vento, quando non si fida pienamente della parola del Maestro, vuol dire che si sta allontanando la Lui ed è allora che rischia di affondare nel mare della vita.

Il Signore prima ancora che lo cerchiamo o lo invochiamo, è Lui stesso che ci viene incontro, abbassa il cielo per tenderci la mano e portarci alla sua altezza; aspetta solo che ci fidiamo totalmente di Lui.

Invochiamo la Vergine Maria, modello di affidamento pieno a Dio, perché, in mezzo a tante preoccupazioni, problemi, difficoltà che agitano il mare della nostra vita, risuoni nel cuore la parola rassicurante di Gesù: Coraggio, sono io, non abbiate paura!, e cresca la nostra fede in Lui.
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Vanda
messaggio Aug 11 2011, 06:06 AM
Messaggio #45


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ABBIAMO BISOGNO DEL SILENZIO PER ASCOLTARE LA VOCE DI DIO
(Udienza generale del 10 agosto 2011)

Il silenzio è la condizione ambientale che meglio favorisce il raccoglimento, l’ascolto di Dio, la meditazione. Già il fatto stesso di gustare il silenzio, di lasciarsi, per così dire, riempire dal silenzio, ci predispone alla preghiera.

Dio parla nel silenzio, ma bisogna saperlo ascoltare. Per questo i monasteri sono "oasi" in cui Dio parla all’umanità; e in essi si trova il chiostro, luogo simbolico, perché è uno spazio chiuso, ma aperto verso il cielo.

Ricordando che il giorno 11 agosto ricorre la memoria di Santa Chiara d’Assisi, il Papa ha rivolto il pensiero al piccolo convento di San Damiano, “oasi dello spirito”, cara alla famiglia francescana e a tutti i cristiani. Presso quella chiesetta restaurata da San Francesco dopo la sua conversione, Chiara e le sue compagne stabilirono la loro comunità, vivendo di preghiera e di piccoli lavori.

Si chiamavano le Sorelle povere, e la loro forma di vita era la stessa dei Frati Minori: “Osservare il santo Vangelo del nostro Signore Gesù Cristo, conservando l’unione della scambievole carità e osservando in particolare la povertà e l’umiltà vissute da Gesù e dalla sua santissima Madre”. In questo luogo come in tante altre oasi dello spirito, si può vedere un riflesso dell’armonia spirituale che le comunità monastiche cercano di realizzare.

Guardando le cose in un’ottica spirituale, questi luoghi dello spirito sono una struttura portante del mondo. E non è un caso che molte persone, specialmente nei periodi di pausa, visitino questi luoghi e vi si fermino per alcuni giorni: anche l’anima, grazie a Dio, ha le sue esigenze.
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Vanda
messaggio Aug 15 2011, 06:17 PM
Messaggio #46


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SOLO LE COSE DI DIO MERITANO "FRETTA"

(dall'Omelia nella Solennità dell'Assunzione in Cielo di Maria - 15 agosto 2011)

Il vangelo di Luca ci mostra quest’arca vivente, che è Maria, in movimento. Lasciata la sua casa di Nazaret, Maria si mette in viaggio verso la montagna per raggiungere in fretta una città di Giuda e recarsi nella casa di Zaccaria e di Elisabetta.

Mi sembra importante sottolineare l’espressione “in fretta”: le cose di Dio meritano fretta, anzi le uniche cose del mondo che meritano fretta sono proprio quelle di Dio, che hanno la vera urgenza per la nostra vita.

Allora Maria entra in questa casa di Zaccaria e di Elisabetta, ma non entra sola. Vi entra portando in grembo il figlio, che è Dio stesso fatto uomo. Certamente c’era attesa di Lei e del suo aiuto in quella casa, ma l’evangelista ci guida a comprendere che questa attesa rimanda ad un’altra, più profonda. Zaccaria, Elisabetta e il piccolo Giovanni Battista sono, infatti, il simbolo di tutti i giusti di Israele, il cui cuore, ricco di speranza, attende la venuta del Messia salvatore.

Ed è lo Spirito Santo ad aprire gli occhi di Elisabetta e a farle riconoscere in Maria la vera arca dell’alleanza, la Madre di Dio, che viene a visitarla. E così l’anziana parente l’accoglie dicendole “a gran voce”: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?”. Ed è lo stesso Spirito Santo che davanti a Colei che porta il Dio fattosi uomo, apre il cuore di Giovanni Battista nel grembo di Elisabetta. Elisabetta, esclama: “Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo”.

Qui l’evangelista Luca usa il termine “skirtan”, cioè “saltellare”, lo stesso termine che troviamo in una delle antiche traduzioni greche dell’Antico Testamento per descrivere la danza del Re Davide davanti all’arca santa che è tornata finalmente in patria. Giovanni Battista nel grembo della madre danza davanti all’arca dell’Alleanza, come Davide; e riconosce così: Maria è la nuova arca dell’alleanza, davanti alla quale il cuore esulta di gioia, la Madre di Dio presente nel mondo, che non tiene per sé questa divina presenza, ma la offre condividendo la grazia di Dio. E così – come dice la preghiera – Maria realmente è “causa nostrae laetitiae”, l’arca nella quale realmente il Salvatore è presente tra di noi.

Cari fratelli, stiamo parlando di Maria, ma, in un certo senso, stiamo parlando anche di noi, di ciascuno di noi: anche noi siamo destinatari di quell’amore immenso che Dio ha riservato, certo in una maniera assolutamente unica e irripetibile, a Maria.

In questa Solennità dell’Assunzione guardiamo a Maria: Ella ci apre alla speranza, ad un futuro pieno di gioia e ci insegna la via per raggiungerlo: accogliere nella fede, il suo Figlio; non perdere mai l’amicizia con Lui, ma lasciarci illuminare e guidare dalla Sua parola; seguirlo ogni giorno, anche nei momenti in cui sentiamo che le nostre croci si fanno pesanti.

Maria, l’arca dell’alleanza che sta nel santuario del Cielo, ci indica con luminosa chiarezza che siamo in cammino verso la nostra vera Casa, la comunione di gioia e di pace con Dio. Amen.


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Vanda
messaggio Aug 22 2011, 06:38 AM
Messaggio #47


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NON SI PUO’ SEPARARE CRISTO DALLA CHIESA

(S.Messa per la GMG – Madrid 21 agosto 2011)

La Chiesa non è una semplice istituzione umana, come qualsiasi altra, ma è strettamente unita a Dio. Non è possibile separare Cristo dalla Chiesa, come non si può separare la testa dal corpo.

Permettetemi che, come Successore di Pietro , vi ricordi che seguire Gesù nella fede è camminare con Lui nella comunione della Chiesa. Non si può seguire Gesù da soli. Chi cede alla tentazione di andare «per conto suo» o di vivere la fede secondo la mentalità individualista, che predomina nella società, corre il rischio di non incontrare mai Gesù Cristo, o di finire seguendo un’immagine falsa di Lui.

Aver fede significa appoggiarsi sulla fede dei tuoi fratelli, e che la tua fede serva allo stesso modo da appoggio per quella degli altri.
Vi chiedo, cari amici, di amare la Chiesa.

Non è possibile incontrare Cristo e non farlo conoscere agli altri. Quindi, non conservate Cristo per voi stessi. Comunicate agli altri la gioia della vostra fede. Il mondo ha bisogno della testimonianza della vostra fede, ha bisogno certamente di Dio.
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Vanda
messaggio Aug 28 2011, 04:23 PM
Messaggio #48


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SEGUIRE IL SIGNORE SULLA STRADA DELLA CROCE

(dall'Angelus del 28 agosto 2011)

Ciascuno di noi sappia seguire il Signore sulla strada della croce e si lasci trasformare dalla grazia divina, rinnovando il modo di pensare "per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto".

Appare evidente la divergenza tra il disegno d’amore del Padre, che giunge fino al dono del Figlio Unigenito sulla croce per salvare l’umanità, e le attese, i desideri, i progetti dei discepoli. E questo contrasto si ripete anche oggi: quando la realizzazione della propria vita è orientata solamente al successo sociale, al benessere fisico ed economico, non si ragiona più secondo Dio, ma secondo gli uomini.

Pensare secondo il mondo è mettere da parte Dio, non accettare il Suo progetto di amore, quasi impedirgli di compiere il Suo sapiente volere. Per questo Gesù dice a Pietro una parola particolarmente dura: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo».

Il Signore insegna che «il cammino dei discepoli è un seguire Lui, il Crocifisso. Come ai discepoli, così anche a noi Gesù rivolge l’invito: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». Il cristiano segue il Signore quando accetta con amore la propria croce, che agli occhi del mondo appare una sconfitta e una “perdita della vita", sapendo di non portarla da solo, ma con Gesù, condividendo il suo stesso cammino di donazione.

Accettando volontariamente la morte, Gesù porta la croce di tutti gli uomini e diventa fonte di salvezza per tutta l’umanità.

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Vanda
messaggio Sep 4 2011, 01:15 PM
Messaggio #49


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CORREZIONE FRATERNA E PREGHIERA COMUNE

(dall’Angelus del 4 settembre 2011)

L’amore fraterno comporta anche un senso di responsabilità reciproca, per cui, se il mio fratello commette una colpa contro di me, io devo usare carità verso di lui e, prima di tutto, parlargli personalmente. Questo si chiama correzione fraterna: essa non è una reazione all’offesa subita, ma è mossa dall’amore per il fratello.

E se il fratello non mi ascolta? Gesù nel Vangelo odierno indica una gradualità: prima tornare a parlargli con altre due o tre persone, per aiutarlo meglio a rendersi conto di quello che ha fatto; se, malgrado questo, egli respinge ancora l’osservazione, bisogna dirlo alla comunità; e se non ascolta neppure la comunità, occorre fargli percepire il distacco che lui stesso ha provocato, separandosi dalla comunione della Chiesa.

Tutto questo indica che c’è una corresponsabilità nel cammino della vita cristiana: ciascuno, consapevole dei propri limiti e difetti, è chiamato ad accogliere la correzione fraterna e ad aiutare gli altri con questo particolare servizio.

Un altro frutto della carità nella comunità è la preghiera concorde. La preghiera personale è certamente importante, anzi, indispensabile, ma il Signore assicura la sua presenza alla comunità che, pur se molto piccola, è unita e unanime, perché essa riflette la realtà stessa di Dio Uno e Trino, perfetta comunione d’amore.

Dobbiamo esercitarci sia nella correzione fraterna , che richiede molta umiltà e semplicità di cuore, sia nella preghiera, perché salga a Dio da una comunità veramente unita in Cristo.

Domandiamo tutto questo per intercessione di Maria Santissima, Madre della Chiesa, e di San Gregorio Magno, Papa e Dottore, che ieri abbiamo ricordato nella liturgia.
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Vanda
messaggio Sep 11 2011, 05:53 PM
Messaggio #50


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EUCARISTIA PANE DELLA VITA

(dalla Omelia dell’ 11 settembre 2011 ad Ancona, a conclusione del 25° Congresso Eucaristico Nazionale)

Dio, nel donare quotidianamente se stesso nell’Eucaristia ci offre la via per non restare estranei o indifferenti alle sorti dei fratelli, ma entrare nella stessa logica di amore e di dono del sacrificio della Croce.

Chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, chi riceve il Corpo del Signore non può non essere attento, nella trama ordinaria dei giorni, alle situazioni indegne dell’uomo, e sa piegarsi in prima persona sul bisognoso, sa spezzare il proprio pane con l’affamato, condividere l’acqua con l’assetato, rivestire chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato.

L’uomo è incapace di darsi la vita da se stesso, egli si comprende solo a partire da Dio: è la relazione con Lui a dare consistenza alla nostra umanità e a rendere buona e giusta la nostra vita. Nel Padre nostro chiediamo che sia santificato il Suo nome, che venga il Suo regno, che si compia la Sua volontà.

E’ anzitutto il primato di Dio che dobbiamo recuperare nel nostro mondo e nella nostra vita, perché è questo primato a permetterci di ritrovare la verità di ciò che siamo, ed è nel conoscere e seguire la volontà di Dio che troviamo il nostro vero bene.

Dare tempo e spazio a Dio, perché sia il centro vitale della nostra esistenza. Da dove partire, come dalla sorgente, per recuperare e riaffermare il primato di Dio? Dall’Eucaristia: qui Dio si fa così vicino da farsi nostro cibo, qui Egli si fa forza nel cammino spesso difficile, qui si fa presenza amica che trasforma.

Una spiritualità eucaristica, allora, è vero antidoto all’individualismo e all’egoismo che spesso caratterizzano la vita quotidiana, porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni, a partire dalla famiglia, con particolare attenzione a lenire le ferite di quelle disgregate.

Una spiritualità eucaristica è anima di una comunità ecclesiale che supera divisioni e contrapposizioni e valorizza le diversità di carismi e ministeri ponendoli a servizio dell’unità della Chiesa, della sua vitalità e della sua missione.

Una spiritualità eucaristica è via per restituire dignità ai giorni dell’uomo e quindi al suo lavoro, nella ricerca della sua conciliazione con i tempi della festa e della famiglia e nell’impegno a superare l’incertezza del precariato e il problema della disoccupazione.

Una spiritualità eucaristica ci aiuterà anche ad accostare le diverse forme di fragilità umana consapevoli che esse non offuscano il valore della persona, ma richiedono prossimità, accoglienza e aiuto.

Dal Pane della vita trarrà vigore una rinnovata capacità educativa, attenta a testimoniare i valori fondamentali dell’esistenza, del sapere, del patrimonio spirituale e culturale; la sua vitalità ci farà abitare la città degli uomini con la disponibilità a spenderci nell’orizzonte del bene comune per la costruzione di una società più equa e fraterna.
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messaggio Sep 25 2011, 03:31 PM
Messaggio #51


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CRISTO, LUCE DEL MONDO

(Visita apostolica in Germania - Saluto ai giovani a Friburgo il 24 settembre 2011)

La luce del mondo è Cristo, che è risorto dai morti e brilla nel modo più chiaro proprio dove, secondo il giudizio umano, tutto sembra cupo e privo di speranza.

Anche la vita di chi crede non è sempre facile, ma c'è sempre una luce chiara che gli indica la via alla Vita in abbondanza.
Cristo ci dice anche: "voi siete la luce del mondo", anche se a volte siamo cristiani tiepidi, che recano grande danno alla Chiesa.

Cristo non si interessa tanto a quante volte nella vita vacilliamo e cadiamo, bensì a quante volte noi, con il Suo aiuto, ci rialziamo.
Non esige azioni straordinarie, ma vuole che la Sua luce splenda in voi; non vi chiama perché siete buoni e perfetti, ma perché Egli è buono e vuole rendervi Suoi amici.
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messaggio Sep 25 2011, 06:38 PM
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IL “SÌ” DI MARIA E’ RIVOLTO A TUTTI NOI

(Angelus - Friburgo 25 settembre 2011)

L'Angelus ci fa ricordare sempre di nuovo l’inizio storico della nostra salvezza.
L’Arcangelo Gabriele presenta alla Vergine Maria il piano di salvezza di Dio, secondo il quale Ella avrebbe dovuto diventare la Madre del Redentore. Maria rimane turbata. Ma l’Angelo le dice una parola di consolazione: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio”. Così Maria può dire il suo grande SI’.

Questo “sì” all’essere serva del Signore è l’affermazione fiduciosa al piano di Dio e alla nostra salvezza.
Maria dice questo “sì” a tutti noi, che sotto la croce le siamo affidati come figli. Non revoca mai questa promessa. Ed è per questo che Ella deve essere chiamata felice, anzi, beata perché ha creduto nel compimento di ciò che le era stato detto dal Signore.

Possiamo unirci al “sì” di Maria e aderire fiduciosamente alla bellezza del piano di Dio e della provvidenza che Egli, nella sua grazia, ha riservato per noi. In questo modo, anche nella nostra vita l'amore di Dio diventerà quasi carne, prenderà sempre più forma.
Non dobbiamo avere paura in mezzo a tutte le nostre preoccupazioni, Dio è buono.

Allo stesso tempo, possiamo sentirci sostenuti dalla comunità dei tanti fedeli che in quest’ora pregano l’Angelus con noi, in tutto il mondo.
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messaggio Oct 2 2011, 02:03 PM
Messaggio #53


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DIO CI DONA SE STESSO, MA PUNISCE ANCHE I MALVAGI

(dall'Angelus del 2 ottobre 2011)

Siamo come un tralcio che non può portare frutto, se non rimane nella vite, che è Cristo, la pietra angolare.

Il Papa ha ricordato il monito di Gesù nel Vangelo, rivolto ai capi dei sacerdoti, ai quali verrà tolto il regno di Dio per darlo a chi produrrà frutti. Parole -ha detto- che fanno pensare alla grande responsabilità di chi è chiamato a lavorare nella vigna del Signore, specialmente con ruolo di autorità, e spingono a rinnovare la piena fedeltà a Cristo.

Dio ha un progetto per i Suoi amici, ma purtroppo la risposta dell’uomo è spesso orientata alla infedeltà, che si traduce in rifiuto.
Dio consegna Se stesso nelle nostre mani, accetta di farsi mistero di debolezza e resta fedele ad un disegno d’amore che prevede, però, la giusta punizione per i malvagi.

Il Signore ci accompagna anche con la presenza dei Suoi Angeli, gli Angeli custodi; dall’inizio fino alla morte la vita dell’uomo è circondata dalla loro incessante protezione, come da quella della Beata Vergine del Rosario, che in questo mese di ottobre accoglie la nostra supplica perché il male sia sconfitto e si riveli in pienezza la bontà di Dio.

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messaggio Nov 1 2011, 04:55 PM
Messaggio #54


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SANTITA’ E’ SEGUIRE CRISTO E CONFORMARSI A LUI

(dall’Angelus del 1 novembre 2011)

Non c’è un modo specifico per diventare santi o uno stile di vita unico che porti alla santità. E tutti i cristiani sono chiamati alla santità.

Oggi veneriamo proprio questa innumerevole comunità di tutti i santi, i quali, attraverso i loro differenti percorsi di vita, ci indicano diverse strade di santità, accomunate da un unico denominatore: seguire Cristo e conformarsi a Lui, fine ultimo della nostra vicenda umana. Tutti gli stili di vita, infatti, possono diventare, con l’azione della grazia e con l’impegno e la perseveranza di ciascuno, vie di santificazione.

La Solennità di Tutti i Santi è occasione propizia per elevare lo sguardo dalle realtà terrene, scandite dal tempo, alla dimensione di Dio, la dimensione dell’eternità e della santità. La santità, è vocazione di ogni battezzato e tutti i membri del popolo di Dio sono chiamati a diventare santi. Per questo della Chiesa occorre guardare non la dimensione terrena di fragilità, ma quella di comunione dei santi.

Inoltre, ricordando la Solennità dei Defunti, il Papa ha affermato che la preghiera per i morti è non solo utile, ma necessaria, in quanto essa non solo li può aiutare, ma rende al contempo efficace la loro intercessione in nostro favore.

Anche la visita ai cimiteri, mentre custodisce i legami di affetto con chi ci ha amato in questa vita, ci ricorda che tutti tendiamo verso un’altra vita, al di là della morte. Il pianto, dovuto al distacco terreno, non prevalga perciò sulla certezza della risurrezione, sulla speranza di giungere alla beatitudine dell’eternità, momento colmo di appagamento, in cui la totalità ci abbraccia e noi abbracciamo la totalità.


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messaggio Nov 27 2011, 08:06 PM
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E' DIO IL VERO "PADRONE" DEL MONDO

(dall’Angelus del 27 novembre 2011 – Prima domenica di Avvento)

Il messaggio di Gesù – che nel Vangelo odierno ci esorta: “Vegliate!” – è un richiamo salutare a ricordarci che la vita non ha solo la dimensione terrena, ma è proiettata verso un “oltre”, come una pianticella che germoglia dalla terra e si apre verso il cielo.

L’uomo, in tal senso, è come una “pianticella pensante” che è dotata di libertà e responsabilità, quindi ognuno di noi, nel giorno del Giudizio, dovrà rendere conto di come ha vissuto e utilizzato i propri talenti e capacità: se le ha tenute per sé o le ha fatte fruttare anche per il bene dei fratelli.

Oggi, in gran parte del mondo, la vita diventa anonima e orizzontale e l’uomo si sente l’unico padrone, l’artefice e il regista di tutto. Salvo poi, quando in questo mondo che appare quasi perfetto accadono cose sconvolgenti, o nella natura, o nella società, per cui noi pensiamo che Dio si sia come ritirato, ci abbia, per così dire, abbandonati a noi stessi.

Il vero “padrone” del mondo, tuttavia, non è l’uomo ma Dio. L’Avvento, quindi, ci ricorda che il “padrone di casa” tornerà un giorno senza preavviso e non dovremo farci trovare addormentati.

Il periodo liturgico che precede il Natale, giunge ogni anno per sollecitarci a ritrovare il giusto orientamento, verso il volto di Dio, nella nostra vita. Un volto che, comunque, non è quello di un “padrone” ma di un Padre e di un Amico.

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messaggio Dec 21 2011, 02:34 PM
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DIO SI E’ FATTO UOMO ED E’ VENUTO IN MEZZO A NOI

(Udienza generale del 21 dicembre 2011)

L’Incarnazione è un mistero che viviamo nelle celebrazioni liturgiche, che risponde alla domanda: “come posso prendere oggi parte alla nascita avvenuta più di 2000 anni fa”. In tutte le celebrazioni natalizie si canta “Oggi è nato per noi il Salvatore”. Questo “oggi”, nella liturgia, passa il limite dello spazio e del tempo, il suo effetto perdura pur nello scorrere degli anni e dei secoli, la nascita investe e permea tutta la storia, rimane una realtà alla quale possiamo arrivare attraverso la liturgia.

Il Natale, per noi credenti, rinnova la certezza che Dio è presente anche oggi, pur essendo col Padre è vicino a noi e possiamo incontrare in un oggi che non ha tramonto quel bambino nato a Betlemme.

L’uomo di oggi fa sempre più fatica ad aprire gli occhi ed entrare nel mondo di Dio, ma quell’evento dice che Dio si è fatto uomo, è entrato nei limiti del tempo e dello spazio per rendere possibile incontrarlo. E’ un evento che interessa l’uomo e tutti gli uomini; quando diciamo che oggi è nato per noi il Salvatore intendiamo dire che Dio ci offre oggi, adesso, a me e a ognuno, la possibilità di riconoscerlo e accoglierlo come fecero i pastori a Betlemme, perché trasformi la nostra vita e la illumini con la sua presenza.

L’Incarnazione e la nascita di Gesù ci invitano già ad indirizzare lo sguardo verso la sua morte e la sua risurrezione: Natale e Pasqua sono entrambe feste della redenzione. La Pasqua la celebra come vittoria sul peccato e sulla morte: segna il momento finale, quando la gloria dell’uomo-Dio splende come la luce del giorno; il Natale la celebra come l’entrare di Dio nella storia facendosi uomo per riportare l’uomo a Dio: segna, per così dire, il momento iniziale, quando si intravede il chiarore dell’alba. Ma proprio come l’alba precede e fa già presagire la luce del giorno, così il Natale annuncia già la croce e la gloria della Risurrezione.

Anche i due periodi dell’anno, in cui sono collocate le due grandi feste, almeno in alcune aree del mondo, possono aiutare a comprendere questo aspetto. Infatti, mentre la Pasqua cade all’inizio della primavera, quando il sole vince le dense e fredde nebbie e rinnova la faccia della terra, il Natale cade proprio all’inizio dell’inverno, quando la luce e il calore del sole non riescono a risvegliare la natura, avvolta dal freddo, sotto la cui coltre, però, pulsa la vita.

Viviamo con gioia il Natale che si avvicina, un evento meraviglioso, il Figlio di Dio nasce ancora oggi. Dio è veramente vicino a ciascuno i noi e vuole portarci alla vera luce; viviamo l’attesa contemplando il cammino dell’amore immenso di Dio che ci ha innalzati a Sé attraverso l’Incarnazione, la morte e Risurrezione del Figlio.


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Vanda
messaggio Dec 26 2011, 08:46 AM
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GESU' CRISTO E' LA VERA RISPOSTA AL GRIDO DELL’UOMO

(dal Messaggio di Natale – 25 dicembre 2011)

Contro ogni pretesa dell’uomo d’oggi di cavarsela da solo, in questo Natale più che mai è necessario gridare: “Signore vieni a salvarci”.

Un’antica antifona liturgica proclama: Veni ad salvandum nos! Vieni a salvarci! Questo è il grido dell’uomo di ogni tempo, che sente di non farcela da solo a superare difficoltà e pericoli. Ha bisogno di mettere la sua mano in una mano più grande e più forte, una mano che dall’alto si tenda verso di lui.

Nascendo a Betlemme dalla Vergine Maria, Gesù è quindi la mano che Dio ha teso all’umanità, per farla uscire dalle sabbie mobili del peccato e metterla in piedi sulla roccia, la salda roccia della sua Verità e del suo Amore.

Riconoscere che Dio è il Salvatore e noi quelli che si trovano nel pericolo, è un primo passo verso la salvezza, verso l’uscita dal labirinto in cui noi stessi ci chiudiamo con il nostro orgoglio.

Gesù Cristo è la vera risposta che Dio ha dato ascoltando il grido dell’uomo e questa risposta supera infinitamente la nostra attesa.
Solo il Dio che è amore e l’amore che è Dio poteva scegliere di salvarci attraverso questa via, che è certamente la più lunga, ma è quella che rispetta la verità sua e nostra: la via della riconciliazione, del dialogo, della collaborazione.

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Vanda
messaggio Jan 8 2012, 01:45 PM
Messaggio #58


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IL BATTESIMO CI RENDE FIGLI DI DIO

(dall’Angelus di domenica 8 gennaio 2012)

Anzitutto partiamo dal nostro essere semplicemente figli: questa è la condizione fondamentale che ci accomuna tutti. Non tutti siamo genitori, ma tutti sicuramente siamo figli. Venire al mondo non è mai una scelta, non ci viene chiesto prima se vogliamo nascere.

Ma durante la vita, possiamo maturare un atteggiamento libero nei confronti della vita stessa: possiamo accoglierla come un dono e, in un certo senso, diventare ciò che già siamo: diventare figli. Questo passaggio segna una svolta di maturità nel nostro essere e nel rapporto con i nostri genitori, che si riempie di riconoscenza. E’ un passaggio che ci rende anche capaci di essere a nostra volta genitori, non biologicamente, ma moralmente.

Anche nei confronti di Dio siamo tutti figli. Dio è all’origine dell’esistenza di ogni creatura, ed è Padre in modo singolare di ogni essere umano: ha con lui o con lei una relazione unica, personale. Ognuno di noi è voluto, è amato da Dio. E anche in questa relazione con Dio noi possiamo, per così dire, “rinascere”, cioè diventare ciò che siamo.

Questo accade mediante la fede, mediante un “sì” profondo e personale a Dio come origine e fondamento della mia esistenza. Con questo “sì” io accolgo la vita come dono del Padre che è nei Cieli, un Genitore che non vedo ma in cui credo e che sento nel profondo del cuore essere il Padre mio e di tutti i miei fratelli in umanità, un Padre immensamente buono e fedele.

Su che cosa si basa questa fede in Dio Padre? Si basa su Gesù Cristo: la sua persona e la sua storia ci rivelano il Padre, ce lo fanno conoscere, per quanto è possibile in questo mondo.

Credere che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, consente di “rinascere dall’alto”, cioè da Dio, che è Amore. Dice San Giovanni a proposito di Gesù: “A quanti l’hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio”. Questo è il senso del sacramento del Battesimo: è una nuova nascita, che avviene grazie allo Spirito Santo nel grembo della Chiesa.

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