Preso dall'Avvenire
Sghiribizzi della vecchia Europa: due metri, due misure
Con i santi non si scherza a meno che non siano cattolici
Luigi Geninazzi
Con la religione non si scherza. Al Jyllands-Posten, il giornale danese che ha pubblicato dodici caricature di Maometto, sono sotto choc. «Non volevamo offendere nessuno, pensavamo solo di fare della satira», dicono costernati gli autori delle vignette, una delle quali raffigura il Profeta con una bomba nel turbante. Vignette satiriche o blasfeme? Provate a chiederlo ai musulmani infuriati, la cui collera ha raggiunto le dimensioni di una vera e propria sollevazione popolare che coinvolge Stati e governi e mette in crisi rapporti diplomatici e scambi commerciali. La rabbia e l'indignazione della "umma", la nazione islamica sparsa per il mondo, sono ormai un'onda in piena: boicottaggi, proteste, azioni dimostrative contro le sedi dell'Unione Europea, minacce di attacchi terroristici. A nulla sono servite le scuse di chi ha pubblicato le vignette dello scandalo. Il mondo islamico esige che siano puniti e la Lega araba ha annunciato di voler ricorrere alle Nazioni Unite per chiedere una risoluzione che «proibisca d'offendere i sentimenti religiosi e preveda sanzioni contro quei Paesi che la dovessero violare». Dunque, con la religione non si scherza. Con quella degli altri, beninteso. Con la cristiana invece tutto sarebbe permesso. Meglio starci attenti quando si tratta dell'islam. Quando invece si parla in particolare del cattolicesimo non c'è limite alla parodia desacralizzante e blasfema. Un esempio? In questi giorni a Madrid va in scena "la Revelacion", uno spettacolo teatrale del comico italiano Leo Bassi che, vestendo i panni di Benedetto XVI, lancia al pubblico preservativi «per espiare le colpe della Chiesa». Prima di uscire dalla sala gli spettatori sono invitati a riempire il "formulario per l'apostasia", mentre il comico predica la «tolleranza zero contro i cattolici». Sempre in Spagna c'è un cantautore, Javier Krahe, che si esibisce in un video clip dove insegna a «cucinare un crocifisso, ungendolo di lardo, lasciandolo in forno per tre giorni e aspettando che risorga ben cotto». Il videoclip di Krahe lo vedono in tanti su Canal Plus. Il monologo di Leo Bassi va avanti da settimane al teatro "Alfil", acclamato come «felice esempio di satira e provocazione mordace nei riguardi della religione» (recensione apparsa sul diario digital di Madrid, bollettino d'informazione sugli eventi culturali della città). I cattolici spagnoli sono a disagio ma preferiscono non sporgere denuncia (anche se l'articolo 525 del codice penale prevede il reato di vilipendio della religione). Il loro timore è che una simile iniziativa potrebbe risolversi in un boomerang per la Chiesa. Insomma, meglio non parlarne, evitando di fare pubblicità (negativa certo, ma pur sempre pubblicità) ai nuovi buffoni anti-clericali. E così, mentre in tutto il mondo fa notizia il caso di un piccolo e finora sconosciuto giornale danese che ha scherzato sulla religione di Maometto, possiamo tranquillamente continuare ad ignorare l'auto-denigrazione che l'Europa fa della propria tradizione cristiana. Ci disturba il frastuono, indubbiamente eccessivo, che si alza in questi giorni dal mondo islamico. Ma la nostra pavida acquiescenza, la nostra silenziosa rassegnazione ad ogni orrendo sberleffo nei riguardi di Cristo e della Chiesa è davvero il segno di una civiltà superiore? È solo un dubbio, sia chiaro. Ma è un dubbio che non sembra tormentare le "anime belle" della vecchia Europa. Quelle che non devono mai chiedere scusa, se non ai musulmani.