L’Eucaristia è un dono d’amore e la sorgente inesauribile dell’amore. In essa è scritto e radicato il nuovo comandamento: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 13,34).
L’amore raggiunge il suo vertice nel dono che la persona fa di se stessa, senza riserve, a Dio e ai fratelli. Lavando i piedi agli Apostoli, . . .Gesù rivela un tratto caratteristico della sua missione: «Io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,27). Vero discepolo di Cristo è, pertanto, solamente colui che «prende parte» alla sua vicenda, rendendosi come Lui sollecito nel servizio agli altri anche con sacrificio personale. Il servizio, infatti, cioè la cura delle necessità del prossimo, costituisce l’essenza di ogni potere ben ordinato: regnare significa servire. (...)
Si ridesti nei nostri cuori il senso vivo e trepido del sommo dono che è per noi l’Eucaristia. E si ridesti la gratitudine, legata al riconoscimento del fatto che non vi è nulla in noi che non ci sia stato donato dal Padre di ogni misericordia. L’Eucaristia, il grande «mistero della fede», rimane innanzitutto e soprattutto un dono, qualcosa che abbiamo «ricevuto». (...)
Accogliamo ad ogni celebrazione eucaristica questo dono sempre nuovo; lasciamo che il suo potere divino pervada i nostri cuori e li renda capaci di annunciare la morte del Signore nell’attesa della sua venuta.
La somma della fede pasquale della Chiesa è contenuta nell’Eucaristia. ...Rendiamo grazie al Signore che ha istituito questo grande Sacramento. Noi lo celebriamo e lo riceviamo per trovare in esso la forza di avanzare sulla strada dell’esistenza attendendo il giorno del Signore.
GIOVANNI PAOLO II in Omelia in Cena domini, 9 aprile 1998