IL SIGNORE CI VIENE INCONTRO PER PORTARCI ALLA SUA ALTEZZA
(dall’Angelus de 7 agosto 2011) Commento al vangelo della domenica (XIX durante l’Anno A), che presenta il miracolo della tempesta sedata e il salvataggio di Pietro dalle acque. E’ un episodio del quale i Padri della Chiesa hanno colto una grande ricchezza di significato. Il mare simboleggia la vita presente e l’instabilità del mondo visibile; la tempesta indica ogni sorta di tribolazione, di difficoltà, che opprime l’uomo. La barca, invece, rappresenta la Chiesa edificata su Cristo e guidata dagli Apostoli. Gesù vuole educare i discepoli a sopportare con coraggio le avversità della vita, confidando in Dio, in Colui che si è rivelato al profeta Elia sull’Oreb nel ‘sussurro di una brezza leggera’.
Sant’Agostino, immaginando di rivolgersi all’apostolo, commenta: il Signore ‘sì è abbassato e t'ha preso per mano. Con le tue sole forze non puoi alzarti. Stringi la mano di Colui che scende fino a te’. Pietro cammina sulle acque non per la propria forza, ma per la grazia divina, in cui crede, e quando viene sopraffatto dal dubbio, quando non fissa più lo sguardo su Gesù, ma ha paura del vento, quando non si fida pienamente della parola del Maestro, vuol dire che si sta allontanando la Lui ed è allora che rischia di affondare nel mare della vita.
Il Signore prima ancora che lo cerchiamo o lo invochiamo, è Lui stesso che ci viene incontro, abbassa il cielo per tenderci la mano e portarci alla sua altezza; aspetta solo che ci fidiamo totalmente di Lui.
Invochiamo la Vergine Maria, modello di affidamento pieno a Dio, perché, in mezzo a tante preoccupazioni, problemi, difficoltà che agitano il mare della nostra vita, risuoni nel cuore la parola rassicurante di Gesù: Coraggio, sono io, non abbiate paura!, e cresca la nostra fede in Lui.
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