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Chiesa e Internet - Forum Mercede.it
Ultimo Urlo - Inviato da: efisio - Domenica, 03 Giugno 2018 00:10
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Vanda
messaggio Nov 13 2009, 03:34 PM
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Si svolge in Vaticano, da questo giovedì al 15 novembre, l'incontro della Commissione Episcopale Europea per i Media (CEEM), sul tema "La cultura di Internet e la comunicazione della Chiesa".

Riporto alcune frasi significative del Card. Josip Bozanić.

Internet "non è solo un recipiente che raccoglie diverse culture", ma "produce cultura", "appare evidente chiedersi quale rapporto intrattiene questa 'nuova' cultura con quelle dette 'tradizionali'".

"Quali implicazioni ha la presenza di Internet, oggi, per la missione della Chiesa? Quali ripercussioni ha nell'opera di evangelizzazione delle culture e di inculturazione della fede? Come Internet è entrato nella pastorale ordinaria delle nostre diocesi e delle nostre parrocchie?.

"Il crescente peso che sta assumendo nella vita delle persone in generale, e non solo dei nostri fedeli, ci impone quindi di annunciare il Vangelo anche in questo altro mondo".

La presenza ecclesiale in Internet è quasi una necessità per non rimanere "a margine dello sviluppo tecnologico", ma soprattutto perché la Chiesa "ha una Buona Novella da comunicare" e perché "è in Internet che è possibile capire e si sta costruendo il modello antropologico dell'uomo di domani".

Jean-Michel di Falco Léandri, Vescovo di Gap e di Embrun e Presidente della CEEM, ha dichiarato: "Internet si trasforma, trasforma la nostra società e non può non trasformare la Chiesa, non può non trasformare il nostro modo di essere e di agire come Chiesa, con il rischio di non essere più testimoni di Cristo nel mondo di oggi".

La Chiesa deve essere presente anche in Internet, con un sito che dovrebbe "poter mettere in contatto con Gesù Cristo e con una Chiesa viva, una comunità in cui si vivono l'unità e la carità".

Bisogna dunque rivolgere un appello ai sacerdoti a "circondarsi di laici competenti per l'implementazione dei loro siti parrocchiali o di movimenti, una chiamata a collaborare, una chiamata ad accompagnare i laici che si stanno lanciando, o che si sono già lanciati, nell'evangelizzazione via Internet".

"Dobbiamo promuovere una presenza cristiana sul web fatta dunque di operatori, sacerdoti inclusi, che certo conoscano bene le tecniche di comunicazione, ma che sappiano offrire anche degli spazi per la ricerca, l'incontro, il dialogo, la preghiera".

Internet "fa sempre più parte integrante della vita quotidiana", "non esservi presenti equivale a tagliare fuori una buona parte della vita delle persone".

Un sito Internet cristiano "deve evitare il politichese, evitare di essere esso stesso un ideologo che cerca di imporre la propria verità", rappresentando un sito "aperto al dialogo e al dibattito", "pur mostrando che non transigerà su certi principi che sono accettati da tutti e dovunque".

Come ogni strumento che moltiplica le capacità umane, ha proseguito, Internet "è portatore tanto di minacce quanto di potenzialità".

"Tutto dipende dall'uso che se ne fa. La moralizzazione di Internet non si farà senza la moralizzazione degli uomini, e in primo luogo di noi stessi".

"Così come la croce ha il suo asse verticale e il suo asse orizzontale, così deve essere la nostra evangelizzazione nella rete: orizzontale per la sua estensione, verticale per la sua profondità e la sua qualità", ha concluso.

CORAGGIO, ALLORA, USIAMO (ANCHE) INTERNET PER DIFFONDERE LA BUONA NOVELLA DI CRISTO!!!
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Vanda
messaggio Feb 20 2010, 11:48 AM
Messaggio #2


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Bambini, ragazzi e internet: la rete e la paura dell'ignoto

Pubblico di seguito un articolo di Claudia Di Giovanni, direttrice della Filmoteca Vaticana.

I nuovi media hanno conquistato vasto spazio nel nostro quotidiano, inducendoci a prendere familiarità con continui e veloci sviluppi tecnologici. Il loro utilizzo è irrinunciabile per i giovani, non a caso definiti «generazione digitale», con riferimento soprattutto a chi è nato dopo il 1991. Proprio negli anni Novanta, infatti, la diffusione della rete internet ha ridefinito i parametri della conoscenza, dello spazio e del tempo, con notevoli conseguenze sulla società e sul singolo.

Da sempre le innovazioni tecnologiche, nell'incontro con la tradizione, hanno creato reazioni diverse, tra diffidenza ed entusiasmo, diffidenza per l'avanzare di un nuovo dagli effetti imprevedibili, entusiasmo per le eventuali potenzialità, segnando così il confine tra prima e dopo, con effetti comunque irreversibili.

Questo si è verificato in diversi contesti storici, coinvolgendo spesso i giovani, naturalmente aperti al nuovo, sotto lo sguardo preoccupato degli adulti, inclini talvolta a considerare la novità come una minaccia, quasi un sintomo di degenerazione degli usi tradizionali.

Ogni secolo ha avuto le proprie preoccupanti «novità» che, apparse sulla scena, sono state incriminate e analizzate. È stato così per determinati libri, ritenuti non adatti ai giovani, per il cinema, considerato all'inizio fuorviante e diabolico, per i fumetti, sospettati di distruggere la fantasia, per alcuni generi musicali, per la televisione, i videogiochi. E la lista potrebbe continuare, individuando in ogni epoca il timore e le ansie che accompagnano varie novità, insieme alla naturale predisposizione degli adulti a proteggere i più giovani da qualcosa che non si conosce sino in fondo.

Ogni cambiamento ha modificato l'ambiente, ma soprattutto la persona. I bambini di oggi, infatti, immersi sin dalla nascita nella tecnologia, sviluppano dinamiche di apprendimento più percettive, diverse in parte da quelle delle precedenti generazioni, portati per loro natura all'uso dei mezzi tecnologici.

I nuovi media hanno creato dunque una vera e propria cultura che, come ogni cultura, parla un suo linguaggio. Quando andiamo in un Paese straniero, dobbiamo imparare una lingua; questo non significa solo studiare regole grammaticali e un nuovo vocabolario, significa entrare nella cultura che ha generato il linguaggio, prestando attenzione a molteplici aspetti e sfruttando l'immaginazione per immedesimarci in una realtà diversa dalla nostra e riuscire a comunicare con chi fa parte di quella cultura.

Pertanto, per entrare pienamente in questa nuova cultura digitale, occorre seguire lo stesso schema per parlare quel linguaggio che i giovani hanno appreso in maniera più naturale e veloce degli adulti, proprio come accade per le lingue.

Nel mondo digitale, si ridefiniscono così le dinamiche dell'apprendimento, ma anche quelle del gioco, poiché l'industria crea giocattoli progettati sempre più come supporto alla conoscenza e allo sviluppo del linguaggio. Se per ogni generazione il gioco è stato occasione per esplorare l'area del linguaggio, in un processo di creatività, ma anche di collaborazione e scambio, il nuovo ambiente digitale può essere un'altra opportunità per guidare il bambino nell'apprendimento della lingua parlata e scritta.

Un'altra opportunità, non un'alternativa, perché i processi di apprendimento e sviluppo del pensiero richiedono un tempo più lento, in contrasto con la velocità della nostra epoca. Pensare e riflettere richiede uno spazio silenzioso, non interrotto da altri stimoli e sollecitazioni, in cui si rielaborano le nostre conoscenze, in cui il bambino sviluppa la sua personalità che, attraverso il gioco, l'apprendimento, la lettura, la fantasia, il rapporto con gli altri esseri umani, conduce alla completezza di sé.

Nel mondo digitale la rapidità e il predominio delle immagini potrebbero sfavorire a volte il linguaggio verbale e la sua ricchezza, la vera lettura, quella che ci permette di entrare in sintonia con chi ha scritto le proprie emozioni, spingendoci a dar voce alle nostre, stimolando la fantasia e aiutandoci a scendere nella nostra parte più profonda.

I bambini, attratti da immagini che si rincorrono all'infinito, rischiano di abituarsi a una sovrastimolazione di contenuti, a scapito di un'analisi critica e di una profonda elaborazione personale, ridimensionando la fantasia e rompendo l'incanto. Ancora oggi, la lettura resta, infatti, il modo migliore per sviluppare il linguaggio parlato, rielaborare il pensiero e comprendere concetti complessi; è un'abitudine che non può essere sostituita dall'ambiente digitale, ma affiancata, per riuscire a creare quell'armonia tra la tradizione e l'innovazione tecnologica, che deve continuare a esistere.

Se dunque da un lato i nostri bambini sono naturalmente portati all'uso di questi mezzi, gli adulti continuano ad avere un ruolo fondamentale, quello di educatori tradizionali, incoraggiando i bambini a sfruttare gli elementi positivi offerti dai nuovi media, ma nello stesso tempo ricordando che ci sono regole utili nel mondo reale, così come in quello digitale, e soprattutto mantenendo aperto un dialogo che non faciliti la segretezza, a volte rischiosa, sotto cui si agisce nella Rete.

Se per anni l'allarme si è concentrato sulla televisione, oggi come allora, pur nel panorama tecnologico in continua evoluzione, il problema continua a essere la comunicazione tra le generazioni, la creazione di spazi in cui dialogare e confrontarsi, perché l'enorme potenziale tecnologico a disposizione non può sostituirsi alla capacità di comprendere l'espressione di uno sguardo e riuscire a esprimere se stessi nel confronto verbale con l'altro.

L'OSSERVATORE ROMANO - 20 febbraio 2010

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