Ultimo Urlo - Inviato da: efisio - Domenica, 03 Giugno 2018 00:10
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Il carisma e la spiritualità dell'Ordine

Gli elementi ed aspetti più significativi del carisma e della spiritualità dell'Ordine mercedario sono contenuti nel prologo delle Costituzioni del 1272.
In quel prezioso documento viene presentato il nostro Ordine come espressione dell'amore misericordioso della SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, che "per la loro misericordia e grande compassione, ordinarono di fondare e stabilire questo istituto chiamato "Ordine della Vergine Maria della Mercede della redenzione degli schiavi di Santa Eulalia in Barcellona" e per la sua realizzazione costituirono servitore, messaggero, fondatore ed alfiere fra Pietro Nolasco".

Benché i religiosi mercedari dei primi secoli abbiano esercitato il loro carisma redentore, secondo lo stile di Cristo, nella situazione di schiavitù in potere dei saraceni, nelle prime costituzioni del 1272 c'è già la convinzione che il carisma di redenzione non si esaurisce in quelle circostanze storiche e sociali ma abbraccia tutte le opere di misericordia evidenziate al capitolo 25 di Matteo (34 -36): "Tutte queste cose Gesù Cristo ha stabilito che si compiano in quest'Ordine per mantenere e sviluppare un'opera di così grande misericordia quale è quella di visitare e di redimere i cristiani in potere dei saraceni e di altri contrari alla nostra Legge, per cui Dio ha propriamente costituito quest'Ordine".

Il carisma della redenzione degli schiavi dato dallo Spirito Santo all'Ordine della Mercede è un carisma che segue la via dell'Amore che è la migliore di tutte. Per questo San Pietro Nolasco lasciò ai suoi frati nel suo testamento questa clausola irrevocabile, riportata nel famoso "prologo" delle Costituzioni del 1272: la professione in quest'Ordine "esige di essere sempre gioiosamente disposti a dare la vita nel "servizio" redentore, come Cristo la diede per noi".

Tutto questo viene attuato con l'emissione di un quarto voto, caratteristico dell'Ordine mercedario "in virtù del quale ogni religioso promette di dare la vita, se necessario, come Cristo l'ha data per noi, per salvare i cristiani che si trovano nell'estremo pericolo di perdere la loro fede nelle nuove forma di schiavitù" (Costituzioni n.14).

Il movente o la considerazione che maggiormente hanno tenuto presente i religiosi nella loro azione è stata la conservazione e la salvaguardia dell'integrità della fede nei cristiani caduti in schiavitù, perché non fosse messa in pericolo la loro salvezza eterna a causa dell'apostasia. L'azione redentrice mercedaria perciò, mediante la liberazione sociale dello schiavo, è diretta principalmente a rendere un servizio alla fede.

L'opera della redenzione mercedaria ha anche lo scopo di rincuorare gli schiavi nella loro sventura. La sola presenza dei redentori in mezzo a loro rianimava una speranza vacillante o la ridava, se perduta, a coloro che aspettavano la liberazione per vivere una vita degna dei figli di Dio. Ridare la speranza agli abbandonati e ai disperati è un aspetto non indifferente dell'azione redentrice dei Mercedari. In un mondo carente di prospettive soprannaturali e immerso nella miseria, ridare la speranza è un lavoro proprio di chi ha una vocazione mercedaria.

Le Costituzioni del 1986, nei numeri 13-16, così si esprimono: "Seguendo San Pietro Nolasco e illuminati dal suo carisma, noi Mercedari crediamo che la nostra missione liberatrice appartiene alla natura dell'Ordine e la esercitiamo in nome della Chiesa in intima comunione con Dio e in una reale incarnazione nelle necessità degli uomini. Per compiere questa missione, spinti dalla carità, ci consacriamo a Dio con un voto particolare in virtù del quale promettiamo di dare la vita, se necessario, come Cristo l'ha data per noi, per salvare i cristiani che si trovano nell'estremo pericolo di perdere la loro fede nelle nuove forme di schiavitù. Questo voto, assunto come promessa volontaria, cosciente e assoluta, è caratteristico del nostro Ordine, ispira tutti gli atti della sua opera e qualifica l'adempimento della sua missione nella Chiesa.

Le nuove forme di schiavitù si trovano là dove si verifica una situazione sociale che comprende le seguenti condizioni: - sia oppressiva e degradante per la persona umana; - derivi da principi e sistemi opposti al Vangelo; - ponga in pericolo la fede dei cristiani; - offra la possibilità di aiutare, visitare e redimere le persone che si trovano in tale situazione". Il messaggio del Capitolo Generale celebrato nel maggio 1998 ha offerto particolari riflessioni sul tema di Cristo Redentore, maestro e modello del Mercedario di oggi, come lo fu per i Mercedari di ieri, specialmente per S. Pietro Nolasco.


 

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